Che sia teso a lenire le ferite di una guerra o della cieca forza della natura, che voglia placare secolari incomprensioni o riscoprire antiche identità e radici, o ancora unire in simbolica comunione le più diverse fedi religiose, il viaggio dell’amicizia si dispiega sempre nel segno della forza espressiva che fa della musica il solo linguaggio capace di andare oltre la parola e in questo caso strumento per celebrare un’amicizia nata 150 anni fa. Il 16 marzo 2016 il teatro Bunka Kaikan ha riservato un’accoglienza straordinaria per Riccardo Muti sul podio della Cherubini e della Harusai Festival Orchestra: non solo gli applausi instancabili del pubblico, ma anche l’emissione di un doppio francobollo per festeggiare l’occasione. E’ partita così da Tokyo con un doppio concerto (il secondo il 17 al Metropolitan Theatre) la ventesima edizione delle Vie dell’Amicizia che, dedicata ai 150 anni delle relazioni tra Italia e Giappone, si è conclusa al Pala de André, come sempre con lo stesso concerto affidato agli stessi protagonisti. Un viaggio a ritroso che ha celebrato festosamente le relazioni diplomatiche tra i due paesi, iniziate nel 1866. E se allora a legare i due lontani Paesi fu il commercio di seta, o meglio delle preziosissime uova dei bachi da seta che i nostri “semai” andavano a procurarsi affrontando il lunghissimo viaggio, oggi il collante sono l’arte, la cultura e, in particolare, la musica. Musica che si è dispiegata attraverso un programma tutto ispirato al genio operistico italiano, in particolare verdiano: pagine avvincenti scolpite a segnare l’identità e l’immaginario della nostra terra che per noi sono una sorta di lingua madre, mentre per i giapponesi sono oggetto di una profonda e sincera passione.