L'opera parte da un riferimento cinematografico preciso: 2001: Odissea nello spazio, tradotto questa volta non in unʼimmagine scultorea, ma in unʼinstallazione sonora e luminosa. Il segmento iniziale della celebre pellicola di Stanley Kubrick, in cui le scimmie scoprono la posizione eretta — tappa fondamentale del processo evolutivo — e quindi la lotta per lʼaffermazione, è riproposta nella sua unica componente acustica allʼinterno di un perimetro concluso e inaccessibile. Una colonna di luce rossa fuoriesce da questa porzione di spazio proibito. Il lavoro è stato presentato la prima volta nel 2004 in occasione della personale di Liliana Moro presso la Fondazione Ambrosetti di Palazzolo sullʼOlio. Lʼinteresse dellʼartista per il potere scultoreo del suono si registra nellʼarco di tutta la sua produzione, sin dagli esordi quando ancora studente presso lʼAccademia di Belle Arti di Brera nel 1986 presentò una serie di scatole nere con allʼinterno diverse registrazioni sonore: una sveglia che scandisce il tempo; i rumori cacofonici e affastellati di un supermercato; una conversazione ridotta al soliloquio e il suono fesso di un cantiere edilizio.
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