Medellín era una delle città più pericolose del mondo. I cartelli della droga avevano sfruttato la (folle) domanda globale e le disuguaglianze locali per creare un governo parallelo di terrore e insicurezza. Ci è voluta una sofisticata e coraggiosa volontà politica per capire come la città stessa potesse rappresentare parte della soluzione e non del problema. Una volta stabilite la struttura e le procedure, è diventato concettualmente chiaro che alla fine della catena era necessaria un’architettura di qualità. Edifici di pregio possono non solo determinare il cambiamento, ma anche coronarlo, dargli visibilità e, di conseguenza, rendere concreto e reale un processo che, diversamente, avrebbe potuto rimanere troppo astratto, senza riuscire a protrarsi nel tempo. Una serie di biblioteche, centri di assistenza e strutture sociali erano stati commissionati con il preciso intento di usare un’architettura audace, come un forte simbolo della nuova era.
È in questo contesto che Giancarlo Mazzanti ha realizzato i suoi primi lavori. Il suo progetto più noto, la Biblioteca España, nonostante la sua autonomia iconica deve essere visto come parte di un sistema di interventi che comprendono il trasporto (funicolare), gli impianti igienici (acqua e fognature), i servizi (elettricità, linee telefoniche) e l’accessibilità (le scale), tutti realizzati nello spazio liberato per la costruzione della funicolare. Queste operazioni combinate hanno dovuto superare due grosse difficoltà. La prima era operare in un territorio controllato dai sicari di Pablo Escobar, la seconda mantenere bassi i costi del coordinamento di un intervento così complesso lavorando con una società statale di servizi urbani. L’intelligenza dell’architettura di Mazzanti sta nell’aver saputo bilanciare la forza scultorea dei volumi con la tettoia piuttosto neutra che copre gli spazi tra gli stessi, trasformandoli in un’area riparata dalla pioggia e dal sole dove la gente può ritrovarsi anche quando la biblioteca è chiusa, e che ospita (anziché temerla) la vita di strada. Da lontano, con la sua audacia e la sua imponenza, l’edificio rivela a tutta la città un quartiere che è stato recuperato come una parte del tutto. Da vicino si presenta come una sobria serie di sale che si fondono in modo più intimo con il contesto esistente. Questo può spiegare perché le sue forme insolite si integrino così naturalmente al tessuto sociale della comunità. Queste strategie, presenti in tutti i progetti di Mazzanti, possono essere una lezione da ricordare: sottraendosi allo stereotipato dibattito che contrappone la star-architecture all’aid-architecture, l’opera di Mazzanti ricorda che è possibile essere iconici o umili a seconda della necessità.
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