polemiche
intorno
a emanuela
dell'addormentarsi perché è «diventato
grande». Al contrario, frenano certe
manifestazioni dell'attività del bambino
come troppo precoci e gli rifiutano l'au-
tonomia o la libertà quando sarebbe in
grado di affrontarle e di assumerle. In
genere, tali resistenze da parte dei geni-
tori vertono sulla sessualità infantile
(non è stato giudicato scandaloso da
parte di una lettrice di Noi donne che E-
manuela, a tre anni, conosca la parola
«clitoride» e la parte anatomica corri-
spondente? Ma se un bambino di due-
tre anni è capace di padroneggiare il lin-
guaggio e di chiamare piatto un piatto o
mano una mano, perché la sua cono-
scenza e le sue funzioni semantiche do-
vrebbero arrestarsi alle soglie della sua
sessualità?).
Altre reticenze vengono espresse da-
gli adulti per quello che riguarda la sfera
della conoscenza. Certi genitori evado-
no le domande rivoltegli tirando in bal-
lo che il bambino è troppo piccolo per
capire, che non riterrebbe niente dalle
spiegazioni fornitegli, che certe risposte
potrebbero ferire o compromettere la
sua sensibilità. Considerazioni del tutto
fondate, ma non meno esatto il fatto che
la risposta, se data al bambino in termi-
ni chiari, stimolerà ulteriormente la sua
curiosità (in campo scientifico o sessua-
le o politico-sociale). Una risposta non
fornita è una chiusura, una perdita di
dialogo. Una risposta fornita, anche se
il suo contenuto supera le capacità intel-
lettive e interpretative del bambino,
rappresenta sempre un gradino sulla
scala della conoscenza. Il bambino ri-
fletterà, capirà o non capirà, integrerà o
dimenticherà, ma intanto avrà fatto uno
sforzo, si sarà meravigliato, avrà aguz-
zato l'ingegno, avrà messo in moto la
sua fantasia e il suo logico
spirito
rap-
Queste le considerazioni scaturite
dalla corrispondenza delle lettrici di Noi
donne. Emanuela, Infanzia di una donna
pone comunque altri problemi, altri in-
terrogativi, più specificamente in
porto alla relazione madre-figlia, all'e-
mergenza di una bambina nuova» (mi-
to o realtà?), al conflitto educazione-
ambiente, società, istituzioni. Mi augu-
ro che questo articolo sia stimolante in
tale senso e permetta di intavolare ulte-
riori scambi
Danielle Flamant-Paparatti
pag. 58 / nol donne
rocchio rorecchio la bocca
e allora,
vai pure
Il titolo come sempre brusco, quasi
brutale (Vai pure) non è inferiore ai pre-
cedenti della Lonzi: Sputiamo su Hegel,
La donna clitoridea e la donna vaginale,
Taci anzi parla, tutti editi da Rivolta Fem-
minile. Per chi ancora non lo sapesse
«Rivolta Femminile è stato il collettivo
femminista italiano forse più antico, sicu-
ramente il più separatista, esclusivo, ra-
dicale (quello per cui cultura è maschile,
maschile, leaderismo è maschile) e quel-
efficienza è maschile, professionalità
lo che, nonostante queste ferree enun-
ciazioni, ha invece prodotto più docu-
menti in manifesti, scritti, diarii, testimo-
nianze...) nonchè una leader che, firman-
done i principali, si è rivelata efficientis-
sima, professionalissima, abilissima nel
rielaborare tutto. Trascrivendo e adope-
rando quanto era stato detto, sviscerato.
sofferto insieme a... quelle che se ne so-
no andate» (magari nel collettivo di via
Pompeo Magno) in quel lontano 1971 in
cui «Rivolta» ancora si riuniva da Marta,
sorella di Car in via Gramsci..
Questa la premessa da ricordare,
prima di affrontare la lettura di questo li-
bro imbarazzante, interessante, irritan-
te, amaro.
Il sottotilolo è dialogo con Consagra e
Consagra non è un uomo qualunque, ma
uno dei nostri scultori più noti, autore di
successo di un libro autobiografico usci-
to di recente, nonchè compagno di Carla
Lonzi.
E Carla Lonzi chi è? «Nata nel '31 a Fi-
renze, laureata in storia dell'arte con Ro-
berto Longhi (diamo a Cesare quel che è
di.... Ndr) è stata critica d'arte nel senso
della scoperta, della selezione, del rap-
porto personale...» cosi dice il risvolto di
copertina, aggiungendo che «nel 1963 la
Lonzi dichiara il mestiere di critico» tutto
CARLA LONZI
VAI PURE
DIALOGO
CON
PIETRO CONSAGRA
SCRITTI DI RISOLTA PEMMINILE
PROTOTIPI
da inventare ma che poi nel 1970 lascia la
professione per dedicarsi al femmini-
smo, al gruppo di «Rivolta Femminile e
alla casa editrice ad esso collegata...
«Vai pure-scrive la Lonzi nella pre-
messa – è la registrazione in quattro
giornate del momento di riepilogo di u-
na relazione sui punti inconciliabili di
due individui che sono due culture:
quella della donna che cerca di porre le
basi per il suo riconoscimento, quella
dell'uomo che si richiama alla necessità
di ciò che è", che sono le sue necessità.
Questo dialogo non è stato alterato dalla
presenza di un possibile futuro lettore
perché non è stato registrato per essere
pubblicato, ma si è rivelato da pubblica-
re. Un gesto d'intervento che rompe l'o-
mertà del rapporto a due».
Primo imbarazzo e prima irritazione:
ma chi può credere che due persone ar-
rivino al punto di registrare le proprie
angosce, frustrazioni e deliri, in un rap-
tus di narcisismo? Va bene che di per-
versioni ce ne sono tante... Comunque il
bel «gesto di intervento» rischia tanto di
porsi in sospetto di esibizionismo, di cul-
to della personalità o automitizzazione...
Va bene che il privato e politico... ma
davvero la loro esperienza può essere
«esemplare» per tutti (specie se chi scri-
ve si pone come modello Fitzgerald e
Zelda..)?
Forse per tutti no, ma se il libro in que-
stione è importante (e innegabilmente lo
e) non lo è certo per la sua impudenza e
arroganza, ma per la provocazione che