A partire dal busto di Clio o Calliope del 1811 (Montpellier, Musée Fabre), nel secondo decennio dell’Ottocento Canova sviluppa la serie delle teste ideali.
Le teste costituiscono una rappresentazione della bellezza ispirata all’antico e nascono forse dall’idealizzazione di ritratti femminili reali, presentando ognuna una diversa sfumatura emotiva. La loro realizzazione era di minor impegno rispetto alle statue a figura intera e permetteva di far fronte alle richieste di una pluralità di committenti. Le teste ideali furono ad esempio utilizzate dopo il 1815, come doni per quegli intellettuali inglesi che si erano attivati per il recupero delle opere d’arte dello Stato Pontificio sottratte dai francesi in età napoleonica.
Nella Vestale Canova riduce al minimo l’elaborazione formale per concentrarsi sul rapporto tra il volto perfetto e ieratico ed il panneggio. Il soggetto fu replicato in tre marmi, quello conservato alla Galleria d’Arte Moderna fu venduto nel 1819 al banchiere milanese Luigi Uboldi il quale lo diede in lascito all’Accademia di Brera e giunse alla nascente Galleria d’Arte Moderna con il deposito del 1902.
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