In generale, in un campo bianco, indefinito, un punto individua uno spazio. Se c’è un punto, dove prima era vuoto, ora abbiamo un riferimento a cui tornare con lo sguardo. Un punto è l’unità minima di spazio. Il punto è anche la particella più piccola del segno tracciato. La più piccola grafia e il più piccolo disegno. Quando vediamo il punto in un’opera d’arte sappiamo quindi che da quel minuscolo foro entrano le correnti dello spazio e del linguaggio. Con queste semplici avvertenze, quando guardiamo l’opera di Dadamaino sappiamo che si occupa di spazio, o di linguaggio, o di entrambe le cose. L’opera delle collezioni del Museo è del 1960, periodo in cui l’artista frequentava Manzoni, Castellani e tutto quel movimento di grande speculazione attorno ai temi dello spazio, del tempo, del rinnovamento dei codici e del ruolo dell’arte.
Si tratta di due fogli di plastica forati e sovrapposti con un lieve slittamento in modo che i fori dell’uno e dell’altro foglio non corrispondano precisamente. Non c’è pittura, né colore, né vernici che possano dare intensità differenti alle superfici; tuttavia il quadro ci appare velato di tonalità diverse e se lo osserviamo per alcuni istanti ci accorgiamo di alcune ombreggiature. Così, questa sequenza di punti regolare e ritmica, non ci appare come ordinata e razionale ma piuttosto come morbida e soffusa. Questo effetto è dato dai buchi sovrapposti i quali più sono coincidenti, più sono ampi, permettendo l’affaccio della profondità retrostante, buia. In questo modo l’artista rende lo spazio-profondità un elemento che compone l’opera. L’artista consegna a mezzi apparentemente inerti la capacità di creare un evento percettibile, un chiaroscuro realizzato dallo spazio, messo in scena con pochissimi elementi. Queste vibrazioni, ottenute per tracce minime, per ripetizioni ordinate o per flussi di segni, fatti attraverso forature o con nubi di tracciati a mordente, in forma di diario o gettati su un foglio a china, saranno, negli anni a seguire, l’alfabeto inesauribile di tutta la ricerca di Dadamaino. (FMC)