La cornice di finestra proviene dalla basilica romanica benedettina di S. Abbondio in Como. Costituiva la ghiera più esterna di una delle finestre del coro, rimossa dal fianco settentrionale, perché adiacente allo scalone del chiostro, modificato dall’architetto Giuseppe Tazzini per adattare la struttura a seminario vescovile a partire dal 1834, cui seguirono i restauri di Serafino Balestra (1863-1874).
La cornice fu riutilizzata fino al 1936 nell’altare laterale dedicato alla Madonna nella stessa basilica, fu depositato nei Musei Civici per essere finalmente allestito in palazzo Volpi accanto ad altra cornice incompleta.
A differenza del materiale da costruzione della basilica, che è prevalentemente la grigia e dura pietra di Moltrasio, il materiale impiegato ha una colorazione grigio-verdastra. È una pietra scistosa contenente talco che si presta ad una più facile lavorazione: proviene dalla Valchiavenna dove era ed è lavorato al tornio come pietra ollare per la fabbricazione di vasi e trova un alto esempio di scultura romanica nel monumentale fonte battesimale di Chiavenna datato 1156. Rispetto alle figure umane scolpite a forte rilievo su quel monolite, quasi appiattiti si presentano gli astratti motivi geometrici intrecciati della finestra di S. Abbondio. Il repertorio a cui si ispirano deriva dalla tradizione altomedievale. L’intreccio complesso è diffusamente impiegato, in alternativa a motivi animali e vegetali del tralcio animato, nelle altre finestre dell’area absidale di S. Abbondio, così solennizzate per rimarcare la gerarchia degli spazi destinati ai monaci, rispetto alle navate illuminate da più piccole e semplici monofore. Con ogni probabilità le maestranze romaniche presero decisa ispirazione dai numerosi rilievi della recinzione di età carolingia, in parte esposta nell’attigua sala museale, in origine allestita nell’arredo liturgico della chiesa. A quei modelli si rifanno non solo i motivi ornamentali, ma anche le caratteristiche del rilievo appiattito. A tipologie tipiche del romanico si attengono i rilievi sull’arco interno a sezione torica, avvolto da una spirale e sorretto da due colonnine con basi classicheggianti e fusti tortili, dove si alternano due cordoncini a un motivo vegetale, culminanti in un collarino percorso da un motivo a spirale e capitelli fogliati con motivi a palmetta.(A. Rovi)