L’artista si definisce come scienziato, ribellandosi all’idea di subire l’opera d’arte. Questa affermazione dà conto della sua capacità di inventare un universo che ha caratteristiche certamente oniriche, ma che d’altra parte contiene in sé un aspetto di totale controllo, una geometria sottostante fantastica. L’interazione tra brandelli del comune paesaggio e segni di una presenza altra, che il pittore intercetta e traspone, si ritrovano anche nell’opera qui presente: probabilmente è un lago circondato da montagne, reso non diafano ma essenziale da un’asciugatura di giallo persistente. Interrotto però da un reticolo, evidente nel riflesso sulla destra, che sembra soggiacere alla natura intera, rivelandosi quasi di traverso. In questo dialogo tra impoverimento esistenziale della visione e forza strutturale del dettaglio sta uno degli aspetti più vivi della ricerca di Pusole, artista comunque multiforme e proteso ad assorbire ogni versante della comunicazione, per trasformarlo senza rimedio in Altro.