Il Parco del Vittoriale

Vivo tra le quattro muraglie di un giardino, dove i più piccoli eventi si trasfigurano

Nell’Atto di donazione del Vittoriale allo Stato italiano, firmato il 7 settembre del 1930, Gabriele scrive a chiare lettere che “di anno in anno io vado scegliendo e disponendo e catalogando, per seguire e compiere un disegno di decorazione interna premeditato in lunghi studii e destinato quindi a rimanere intatto secondo la mia volontà di studiosissimo artista”. E più avanti precisa: “ogni oggetto da me scelto e raccolto nelle diverse età della mia vita fu sempre per me un modo di espressione, fu sempre per me un modo di rivelazione spirituale, come uno dei miei poemi, come uno dei miei drammi, come un qualunque mio atto politico o militare, come una qualunque mia testimonianza di diritta e invitta fede". 

Il Vittoriale segue dunque un disegno tracciato giorno dopo giorno da Gabriele con l’aiuto di Maroni, che più volte si sente dire appunto “Ho il mio disegno”; un disegno che comprende la trasformazione della “vecchia casa colonica” in Prioria e del parco in un sacrario di memorie con le “reliquie della nostra guerra” incastonate come “una gemma rara”. 

Prima “gemma rara” è l’ingresso del Vittoriale, disegnato da Maroni e costituito da un portale a due arcate con al centro una nicchia che ospita una piccola fontana con la scritta studiata ad hoc da Gabriele: “Dentro da questa cerchia triplice di mura, ove tradotto è già in pietre vive quel libro religioso ch’io pensai preposto ai riti della patria e dai vincitori latini chiamato il Vittoriale” (Libro segreto). Al di sopra un elmo da fante, collocato tra due cornucopie, protegge lo stemma nobiliare del Principe di Montenevoso, titolo conferito al Comandante nel 1924, quando Fiume fu annessa all’Italia. Un timpano con il celebre motto dannunziano “Io ho quel che ho donato” suggella l’entrata del Vittoriale e funge da monito ai visitatori, che sono accolti da un busto in bronzo raffigurante d’Annunzio, opera di Venanzo Crocetti. L’opera è stata installata nel 2009, prima di una serie che arricchisce il Vittoriale di capolavori di artisti contemporanei, omaggio a d’Annunzio e ai suoi nuovi visitatori. I pochi ospiti di Gabriele entravano dal cancello a sinistra. Oggi, per esigenze museali e per conservare la purezza dell’ingresso, la biglietteria si trova sulla piazza del Vittoriale. I pochi ospiti di Gabriele entravano dal cancello a sinistra. Oggi, per esigenze museali e per conservare la purezza dell’ingresso, la biglietteria si trova sulla piazza del Vittoriale.

Il Vittoriale. Ingresso, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Ingresso del Vittoriale  -  Portale a due arcate con una nicchia centrale che ospita una piccola fontana. Il celebre motto “Io ho quel che ho donato” suggella l’entrata e funge da monito i visitatori

Il Vittoriale. Pilo del Piave con la statua della Vittoria di Minerbi, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Pilo del Piave  -  Eretto a imitazione di un pennone di nave da guerra, rimanda alla Prima Guerra Mondiale e sorregge la Vittoria del Piave di Arrigo Minerbi, dono della città di Milano a d’Annunzio

“Una conca marmorea sotto le stelle”, così Gabriele immaginava il Teatro all’aperto (o Parlaggio) che ha ardentemente voluto e progettato insieme a Maroni a partire dal 1931, quando Gian Carlo andò a Pompei per studiare la struttura del Teatro Grande. I lavori si conclusero nel 1952 e né Gabriele né Gian Carlo poterono vederlo terminato, né assistere agli spettacoli che da allora si tengono nei mesi estivi. L’anfiteatro si affaccia sul lago, in una cornice naturale spettacolare. In un solo sguardo lo spettatore, oltre alla rappresentazione, può contemplare l’isola di Garda, la Rocca di Manerba, il Monte Baldo e il promontorio catulliano di Sirmione. Dal 2010 allo spettacolo naturale si è aggiunto anche il Cavallo Blu, capolavoro di Mimmo Paladino che domina il palcoscenico e il lago.

Il Vittoriale. L'Anfiteatro dominato dal Cavallo di Mimmo Paladino, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Anfiteatro  -  Affacciato sul lago e in una cornice naturale spettacolare. Particolare del Cavallo Blu di Mimmo Paladino, che domina il palcoscenico e il lago

Il Vittoriale. Anfiteatro, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Il Vittoriale. Piazzetta dell'Esedra, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Piazzetta dell’Esedra  -  A forma di semicerchio e circondata da doppie arcate sormontate da sei pennoni con altrettante bandiere. Al suo interno un piccolo sacrario che ospitò le spoglie del poeta fino al 1963

Nel lato sinistro dell’Esedra, sotto il portico e accanto al book-shop, sono conservate due automobili di Gabriele: la FIAT Tipo 4 con la quale la notte tra l’11 e il 12 settembre 1919 si diresse verso Fiume per conquistarla – ci riuscì e instaurò la Reggenza Italiana del Carnaro – e la Torpedo Isotta Fraschini, utilizzata soprattutto negli ultimi anni per corse velocissime lungo il lago.

Il Vittoriale. Automobile, Augusto Rizza, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Fiat tipo 4  -  L'autovettura con cui Gabriele d’Annunzio entrò a Fiume il 12 settembre 1919

Il Vittoriale. Automobile, Augusto Rizza, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Torpedo Isotta Fraschini  -  Autovettura di Gabriele d’Annunzio

Il Vittoriale. La Prioria, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Piazzetta Dalmata  -  La facciata della Prioria, casa museo di Gabriele d'Annunzio

Il Vittoriale. Giardini, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Giardini della Prioria

Il Vittoriale. Cortile degli Schiavoni, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Cortiletto degli Schiavoni  -  Dedicato all’impresa Fiumana. La decorazione interna riprende quella della Prioria e riporta lo stemma di Principe di Montenevoso

Accanto alle reliquie di guerra, in un piccolo boschetto di magnolie sotto la Veranda dell’Apollino, Gabriele ha voluto l’Arengo, un luogo sacro e suggestivo, per le cerimonie commemorative delle sue imprese di guerra e di Fiume: “Caro Gian Carlo, ti prego di far togliere dalle colonne dell’Arengo le corone di lauro disseccate, e di radunarmele e di serbarmele in buon luogo; ché desidero di bruciarle io stesso, nella notte di Cattaro, tra le undici del 4 e le quattro del 5”. Luogo sacro, dunque, dove venivano consumati riti e rituali. La simbologia, sempre cara a Gabriele, qui è essenziale: tra le ventisette colonne, che rappresentano le vittorie italiane durante la Prima guerra, alcune sono sormontate da proiettili donati dal generale Armando Diaz, mentre un’altra contiene un’urna con la terra di Caporetto, luogo decisivo per la storia d’Italia. Fulcro dell’Arengo, però, è il trono del Comandate, ornato da due sfingi, con accanto la Vittoria alata di Napoleone Martinuzzi e sui gradini la dicitura: “Non nisi grandia canto / Regimen hinc animi” (Non canto se non cose grandi / Da qui il governo dell’animo). Accanto al trono di Gabriele i sedili in pietra a forma circolare riservati ai fedeli fiumani e – di fronte – la colonna del Giuramento, coronata da un capitello romanico e circondata da torcieri e leggii in ferro, decorati durante le commemorazioni da fasci di alloro.

Il Vittoriale. Giardini, Giovanni Vanoglio, 2013, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Giardini del Vittoriale  -  Arengo

“Sul Garda solatio i limoni che conservano la forma del fiore suddivisi in cinque lobi si chiamano “diele” per allusione alle dita”, così Gabriele descrive la cosiddetta mano di Buddha, una particolare pianta di cedro che voleva sempre presente nella sua limonaia. Proprio al di sotto dell’Arengo, la Limonaia oggi ospita – oltre alle mani di Buddha – anche il grande Obelisco di Arnaldo Pomodoro. Affacciato sul lago, il Belvedere, ornato da copie di statue classiche, era utilizzato da Gabriele soprattutto nei mesi estivi quando lo decorava con tappeti, tendaggi, piccoli tavoli, cuscini, stoffe preziose. Dal Belvedere, attraverso una scaletta si raggiunge il frutteto, modellato come un giardino rinascimentale e circondato da grandi aquile e gigli in pietra, nel quale svetta su una colonna la Canefora di Napoleone Martinuzzi, scultura femminile in bronzoche regge sulla testa un cesto carico di frutti. Vicino al frutteto vi è un luogo particolarmente caro a d’Annunzio, il piccolo cimitero dove riposano i suoi amati cani – levrieri soprattutto – ai quali ha dedicato un componimento scritto nel 1935 e che oggi si può leggere su una lapide recentemente collocata, con accanto il Sarco-phaghus di Italo Rota. Ritornando verso la Prioria incontriamo la tomba dell’unica figlia di Gabriele, Renata, chiamata “Cicciuzza” e nel Notturno“Sirenetta”, che lo ha assistito a Venezia durante la guerra e nel periodo in cui perse la vista dell’occhio destro a causa di un brusco ammaraggio nelle acque di Grado, nel 1916.

Il Vittoriale. Giardini, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Visione aerea dei giardini

Il Vittoriale. Giardini, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Particolare del frutteto

Il Vittoriale. Giardini, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Giardini del Vittoriale  -  La limonaia con l’obelisco di Arnaldo Pomodoro

Il Vittoriale. Giardini, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Frutteto  -  Particolare della Canefora di Napoleone Martinuzzi

Il Vittoriale. Giardini, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Particolare dei giardini del Vittoriale

Il Vittoriale. Giardini, Augusto Rizza, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Particolare dei giardini  -  Accesso al frutteto, giardino rinascimentale circondato da grandi aquile e gigli in pietra

Il Vittoriale. Giardini, Augusto Rizza, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Frutteto  -  Particolare della Canefora di Napoleone Martinuzzi

Dalla Nave Puglia si può ammirare e percorrere, attraverso un sentiero, la Valletta dell’Acqua pazza, uno spazio ricco di vegetazione spontanea, cascatelle e anfratti. Secondo le indicazioni di Gabriele, vengono moltiplicate le cadute d’acqua, i rivoli e le asperità rocciose, vengono costruiti ponti e ponticelli, tra cui quello delle Teste di ferro, decorato con proiettili di obice. Il rivo dell’Acqua pazza incontra, proprio sotto la prua della nave, il rivo gemello, quello dell’Acqua savia, e insieme convogliano nel Laghetto delle danze(riaperto al pubblico dopo decenni nel 2013), un invaso in pietra a forma di violino dove Gabriele e Luisa Bàccara organizzavano –  tra il suono naturale di “Suor Acqua” –  dei concerti eseguiti dal Quartetto “Veneziano” del Vittoriale. Al termine del percorso dei due rivi, e a chiusura delle mura del Vittoriale, Maroni ha collocato il Portale Rivano, dono della sua città, Riva del Garda.

Dal 2014, a guardia del laghetto e dei concerti che si tengono nei mesi estivi, è stata posta la statua dell’Atleta seduto di Ettore Greco.

Il Vittoriale. Valletta Acqua pazza, Augusto Rizza, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Particolare della valletta dell’Acqua Pazza  -  Cascatella

Il Vittoriale. Valletta Acqua pazza, Augusto Rizza, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Particolare della valletta dell’Acqua Pazza  -  Cascatella

Il Vittoriale. Valletta Acqua pazza, Augusto Rizza, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Valletta dell’Acqua Pazza  -  Particolare del ponte delle Teste di ferro, decorato con proiettili di obice

Il Vittoriale. Valletta Acqua pazza, Augusto Rizza, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Particolare della Valletta dell’Acqua Pazza  -  Uno spazio ricco di vegetazione spontanea, cascatelle, anfratti, ponti e ponticelli, rivoli e asperità rocciose

Proseguendo in direzione del lago si sale letteralmente a bordo della Regia Nave Puglia, dono dell’ammiraglio Thaon di Revel, incastonata nel parco del Vittoriale con la prua rivolta verso l’Adriatico, a ricordo del suo capitano Tommaso Gulli, morto nelle acque di Spalato nel 1920, come ricorda il Comandante nell’Atto di donazione del Vittoriale: “Avendo io meco l’albero di poppa della nave di Tomaso Gulli, vo prolungando in pietra viva l’ossatura e il fasciame, così che lo scafo sembri addentrarsi nel poggio erboso mentre la prora si protende di là dai cipressi verso il giurato approdo".

La nave giunse smontata a Gardone su venti vagoni ferroviari e fu in seguito rimontata nella “pietra viva” dal tenente Fortunato Silla (che è ricordato in una piccola mostra a poppa) insieme a Maroni. Renato Brozzi, invece, realizzò la scultura in bronzo della Vittoria angolare, collocata sulla prua, sopra un fascio di frecce con il motto “Così ferisco”. Di recente la stiva, completamente restaurata, ospita il Museo di Bordo con diversi modelli di navi da guerra, appartenenti al duca Amedeo d’Aosta. Anche Gabriele vi conservava cimeli di guerra, come le mitragliatrici e il cannone che faceva sparare in occasione di ricorrenze legate soprattutto alle sue imprese di guerra, oppure anche solo per il piacere di sentire il fragore: “Da gran tempo la nave “Puglia” tace. Ti prego di far tirare ventisette colpi di cannone”.

Il Vittoriale. Nave Puglia, Giovanni Vanoglio, 2013, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Regia Nave Puglia  - Incastonata nel parco del Vittoriale con la prua rivolta verso l’Adriatico

Il Mausoleo è il luogo dove riposa Gabriele circondato dai suoi fedeli compagni, tra i quali anche Gian Carlo Maroni.

Il progetto del Mausoleo, definito dall’architetto dopo la morte del Comandante, è concepito sul modello dei sepolcri a tumulo romani: tre gironi in pietra, dedicati alla Vittoria degli Umili, degli Artieri e degli Eroi, sorreggono le arche in marmo di Botticino, dono della città di Vicenza, che circondano quella del Comandante, posta al centro e sul punto più alto.

Gabriele non lo vide mai terminato, ma fu proprio lui a scegliere il colle più alto del Vittoriale, denominato Mastio o Colle santo, per la sua sepoltura, dove la salma venne traslata dal Tempietto delle Memorie nel 1963. Dal 2013, accanto a Gabriele e ai suoi compagni, ci sono i cani in ferro e cemento di Velasco Vitali.

Il Vittoriale. Mausoleo, Giovanni Vanoglio, 2013, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Mausoleo  -  Luogo dove riposano Gabriele d’Annunzio e i  suoi fedeli compagni. Concepito sul modello dei sepolcri a tumulo romani

Una costruzione, disegnata da Maroni, ospita il MAS 96(motoscafo anti sommergibile) utilizzato da Gabriele durante la celebre Beffa di Buccari, l’impresa compiuta insieme a Costanzo Ciano e Luigi Rizzo nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918, donato al Comandante nel 1923 dall’ammiraglio Thaon di Revel. Una volta giunto a Gardone il MAS fu ricoverato nella darsena della Torre San Marco (ancora oggi di proprietà del Vittoriale) e usato dal Comandante per intrattenere gli ospiti che giungevano al Vittoriale, ma soprattutto per le sue uscite di piacere sul lago, e si lamenta quando non lo può usare perché deve essere ridipinto: “Caro Gian Carlo”, scrive a Maroni,“Auguro di poter finalmente risalire sul MAS. Il colore di saggio – non turchino ma grigio ferrigno – può essere disteso su tutto il MAS. Io avrei preferito inturchinirlo leggermente, renderlo un poco poco più turchinoccio, come l’acqua del lago”.

Il Vittoriale. Mas 96, Giovanni Vanoglio, 2013, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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MAS 96  -  Motoscafo antisommergibile utilizzato da d’Annunzio durante la celebre Beffa di Buccari  (febbraio 1918)

Il Vittoriale. Giardini, Giovanni Vanoglio, 2012, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Esterno del Vittoriale  -   La fontana del Delfino, che raccoglie e rilancia a valle il rio dell’Acqua Pazza. Al centro la figura in bronzo di Afrodite che emerge dalle acque insieme ad un delfino

Il Vittoriale. Aereo SVA, Giovanni Vanoglio, 2013, Dalla collezione di: Vittoriale degli Italiani
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Auditorium  -  Aereo SVA 10 biposto impiegato da d’Annunzio per il volo su Vienna del 1918

Riconoscimenti: storia

Autore dei testi—Giordano Bruno Guerri

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.
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