La Collezione Macedonio Melloni
La collezione di strumenti appartenuti allo scienziato parmigiano Macedonio Melloni (1798-1854), è oggi esposta presso il Dipartimento di Fisica al Campus di Parma. Essa comprende preziosi documenti dell'evoluzione delle scienze fisiche sperimentali, quali pezzi settecenteschi e ottocenteschi di strumentazione di laboratorio di ottica, termologia, come microscopi, banchi ottici, termopile, diapason, fra cui quelli usati dall'illustre fisico parmense.
Termometro metallico di Bréguet by Abraham-Louis Breguet (Svizzera,1747 - Parigi,1823)Sistema Museale Università di Parma
l Museo nasce come raccolta di strumenti presso l’Istituto di Fisica che si trovava fino al secondo decennio del secolo scorso nel Palazzo Centrale dell’Università.
Microscopio ottico by Macedonio Melloni (1798-1854)Sistema Museale Università di Parma
In seguito, e fino al 1987, venne trasferito nella sede universitaria di via Massimo D’Azeglio prima di trovare sede attuale al Campus universitario Sud.
Gli strumenti antichi
Una parte degli strumenti raccolti nel Museo Melloni sono esemplari antichi che risalgono agli “Studi di fisica” tenuti daiGesuiti. Infatti Ranuccio Farnese, nel 1564, a affidò lo “Studio”, comprensivo di tutte le facoltà, nelle mani della Compagnia di Gesù facendoli risiedere nella struttura appositamente edificata a partire dalla metà del Seicento, oggi Palazzo Centrale dell’Università.
Sphaera MundiSistema Museale Università di Parma
Sphaera Mundi
Lo Studio religioso ebbe importanti docenti che primeggiavano particolarmente nel campo scientifico. Insegnava a Parma nei primi vent’anni del Seicento, il gesuita bolognese Giuseppe Biancani, celebre scienziato, autore della Sphaera Mundi, un’opera astronomica, pubblicata a partire dal 1620, nella quale l’impianto geocentrico tradizionale era rimpiazzato da quello di Brahe.
Stanze del Laboratorio di Macedonio Melloni
L’istituto di fisica aveva laboratori e aule attrezzate come l’aula ad anfiteatro con gradinate in legno del Teatro Fisico, costruito negli ultimi decenni del Settecento e collocato nell’ala orientale del Palazzo Centrale dell’Università, al piano nobile.
La Specola in Origine
Nel palazzo centrale, sulla torretta posta nell’angolo sud-ovest del Palazzo Centrale dell’Università, fu edificata una specola. Padre Belgrado ebbe l’idea di realizzarla attorno al 1750 e l’inaugurazione avvenne nel 1757 in occasione di un’eclissi di luna.
Specola AttualeSistema Museale Università di Parma
Oggi della specola resta solo la torretta.
Ritratto di Macedonio Melloni
Un nucleo importante della collezione del Museo risale ai primi decenni del XIX secolo quando Macedonio Melloni (1798 – 1854), nominato nel 1827 giovanissimo professore di fisica teorica e pratica della università, diviene il direttore del Gabinetto di Fisica.
Pendolo perpetuoSistema Museale Università di Parma
Melloni aggiunse ai pezzi del secolo precedente, tra cui un prezioso moto perpetuo elettrico, rimasti presso l’Istituto di Fisica, i suoi strumenti originali, fatti costruire appositamente quando iniziò a insegnare.
Banco Melloni
Da metà degli anni ‘20 del Novecento l’Istituto di Fisica cambia sede spostandosi in via D’Azeglio e con esso anche la raccolta di strumenti antichi, inclusi quelli utilizzati da Melloni; in particolare il banco ottico o uno strumento diffuso in tutto il mondo e conosciuto come “banco di Melloni,” con cui furono ottenuti risultati rilevanti nella teoria della diffusione del calore secondo le intuizioni di Melloni sulla comune natura del calore e della luce.
Elettrometro di Thomson modificato da Mascart by Eléuthère Nicolas Mascart (1837-1908)Sistema Museale Università di Parma
L’Elettroscopio a due aghi di ottone giunto al nostro Museo grazie al dono che ne fece la moglie all’Istituto di Fisica di Parma dopo la morte del marito.
Il ritiro
Dopo i Moti del 1848 Melloni si ritira a vita privata nella sua casa a Portici, dove pubblica un’opera monografica sulle sue ricerche sul calore radiante, intitolata "La thermochrose, ou la coloration calorifique", e dove muore di colera, nel 1854.
Si ringrazia Massimo Savino e Giovanni Calori
You are all set!
Your first Culture Weekly will arrive this week.