Carosello nel cortile di Palazzo Barberini in onore di Cristina di Svezia

Da Museo di Roma

Carosello nel cortile di palazzo Barberini in onore di Cristina di Svezia

Carnival of 1656, carousel at Palazzo Barberini in honour of Christina of Sweden (1656/1659) di Filippo Gagliardi - Filippo LauriMuseo di Roma

Nell’anno bisestile 1656 il martedì grasso, ultimo giorno di Carnevale, cade proprio il 29 febbraio.
La sera del lunedì 28 la famiglia Barberini organizza una grande festa con musica, danza e recitazione, in onore di un’ospite d’eccezione: Cristina di Svezia.

La festa si svolge per diverse ore nel cortile della residenza romana della famiglia Barberini. Il palazzo esiste ancora, ma il cortile che si vede nel quadro non c’è più. Alla fine dell’Ottocento venne sacrificato per l’apertura dell’attuale via Barberini.

Due schiere di cavalieri si fronteggiano in un combattimento allegorico, indossando costumi fantasiosi e ricchissimi. I colori delle due fazioni rimandano alla Chiesa di Roma (oro e porpora) e all’araldica della sovrana di Svezia (azzurro e argento).

Non è facile scorgere da dove provenga la musica.
La terrazza sovrastante il portone monumentale accoglie i musicisti, di cui si riconoscono alcuni strumenti a corda.
Il portone, disegnato da Pietro da Cortona, costituiva l’accesso al cortile cosiddetto della cavallerizza, cioè destinato all’ingresso delle carrozze e dei cavalli.

Gli spalti sono gremiti. A prima vista sembra di avere di fronte una grande massa di popolo, come in uno stadio dei nostri giorni.
Ma osservando con attenzione ci si accorge che soltanto uomini siedono tra gli spettatori e non si tratta di persone qualunque. Tutti vestono in modo elegante: lunghe calze nere e calzature con fiocco; il bianco colletto rabat che risalta sulle vesti scure. Sono segni distintivi di uomini di cultura, precettori e studiosi, ma anche segretari di personaggi illustri.
Del resto, come si può notare, due persone si stanno passando il programma scritto della festa: ciò dimostra che sono in grado di leggere.

Ma dove sono le donne?

Eccole nei ballatoi sulla destra. Relegate in uno spazio ben definito e separato dal resto della festa.
Le donne nel Seicento - e specialmente nella Roma dei Papi - non hanno altro ruolo sociale al di fuori dell’essere mogli e madri, possibilmente di figli maschi.
La loro posizione è marginale, nel quadro come nella società del tempo.

Sebbene numerosa, la folla dei presenti è comunque soltanto una parte rispetto alla gran massa di persone interessate a partecipare.
In basso a destra un «servizio d’ordine» d’eccezione tiene a bada i possibili ‘infiltrati’, respingendoli a forza.
L’abito colorato e le alabarde richiamano alla mente le Guardie svizzere del Papa.

Che impressione! Un drago avanza minaccioso tra le schiere dei figuranti e dalle sue fauci esce davvero il fuoco!
L’altissima tecnologia degli architetti barocchi non conosce limiti alla fantasia degli artisti ed eruditi.
Possiamo solo immaginare il calore e lo sforzo di coloro che all’interno della macchina scenica, in forma di drago, alimentano il fuoco di continuo, non senza pericolo per la propria incolumità.

La complessa allegoria della rappresentazione generale si chiarisce osservando il carro del Sole, al centro della scena. Il suo ingresso chiude la parata dei carri e rappresenta il culmine della festa.
Il sole è simbolo di Redenzione per la regina che ha abiurato, cioè rinnegato la fede protestante per abbracciare il Credo Cattolico.
Sul carro siedono le quattro stagioni e Giano bifronte come cocchiere.

Ma la regina dov’è?

Curioso osservare che la protagonista della festa, l’ospite d’onore, il personaggio centrale della serata in realtà non è presente.
Nel palco d’onore si vedono chiaramente alcuni cardinali, tra i quali anche Federico Borromeo, ma di Cristina soltanto una sagoma rossa, forse esito sfortunato di una ripulitura antica del quadro.
E se invece avessero revocato il copyright sull’immagine della sovrana?

Riconoscimenti: storia

Fulvia Strano, curatore
Museo di Roma

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.
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