Conchiglie e drappeggi blu (1903) di James ENSORCollezione Barilla di Arte Moderna
Natura morta con sorpresa
Davanti ai nostri occhi appare una natura morta che parrebbe simile a tante altre: composizione equilibrata, oggetti di uso comune, rappresentati con pennellate veloci ma consapevoli. Ma siamo sicuri che sia così? Osserviamo, lasciamo scorrere lo sguardo ai dettagli e potremo avere delle sorprese.
L'ombra scomparsa
La prima, grandissima, è data dall’assenza delle ombre. Gli oggetti pur plastici e in perfetta combinazione tra loro sembrano non occupare uno spazio definito. Non trovano pace sul tavolo, nella posizione a loro assegnata. La luce li colpisce ma non riesce a bloccarli e fotografarli. Si crea un gioco di vibrazioni, di movimento impercettibile e al contempo vitale che fa perdere il baricentro all’opera. È così che James Ensor “costruisce” le sue nature morte perché non vuole dipingere una scena domestica, ci vuole raccontare uno stato dell’animo.
L'autore
Personalità oscura, schiva e polemica, James Ensor nasce nel 1860 a Ostenda dove passerà, salvo un breve periodo a Bruxelles per frequentare l’Accademia delle Belle arti, tutta la sua vita (vi morirà nel 1949), affascinato dalla casa paterna e, soprattutto, dal negozio di souvenir di famiglia dove osserva oggetti che stuzzicano la sua fantasia infantile (curiosità varie, conchiglie, maschere, cineserie).
L'ispirazione
Natura e realtà sono l’ispirazione delle sue prime opere ma nel tempo si deformano, lasciano lo spazio al racconto del subconscio (ben prima degli studi di Freud). Racconta di una decadenza sociale ipocrita che però si nasconde dietro alle tante mostruose maschere che animano le sue scene piene di colori vibranti, chiari e vivaci, più vicini a quelli di un chiassoso carnevale piuttosto che alla tavolozza intima e ariosa degli impressionisti. Qui troviamo l’avvio di un percorso, al quale contribuirà anche l’olandese Munch, che porterà all’Espressionismo più potente e sconvolgente.
La caducità delle cose
Ensor non indagava solo l’animo e i costumi umani come dimostra l’opera di fronte a noi. Egli ritrae gli oggetti e la loro caducità perché elementi vivi della natura. Ne studia il volume in rapporto con la luce che dona plasticità e gioca con lo sguardo dell’osservatore il quale non può rimanere immobile perché in perenne ricerca del baricentro che viene esplicitato dall’artista ma sempre messo in crisi da piccoli elementi disturbatori.
Natura morta come racconto
Egli fa della natura morta uno strumento di racconto attraverso il quale si esprime sin dall’inizio della sua produzione artistica con esiti, nel tempo, in evoluzione. Qui il suo animo provocatore, grottesco, irriverente si placa.
Un moto inquietante
Qui vediamo una collezione di oggetti marini, le familiari conchiglie, ed elementi quotidiani sparsi nella scena, in orbita vibrante intorno ad un centro, composto da brocca, vassoio e panno blu, che sembra un protagonista timido. Una scena apparentemente morta ma che vibra impercettibilmente, attendendo che l’osservatore ne colga, con il moto inquietante e ambiguo, la sensazione di disagio che l’artista ci vuole trasmettere.
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