Porto adriatico

Emilio Vedova (1919-2006) fin da giovanissimo mostra una forte passione per il disegno. A Venezia inizia a frequentare la scuola d'Arte ai Carmini, anche se la sua formazione è soprattutto da autodidatta, condotta attraverso lo studio dei pittori veneti, Tintoretto in primis. Nell'immediato dopoguerra diventa uno dei protagonisti dell'astrattismo, che per lui è uno strumento in grado di portare alla luce ciò che altrimenti rimarrebbe invisibile. Al centro del lavoro di Vedova è posto l'essere umano, con i suoi sentimenti e le sue esperienze individuali. L'artista demolisce qualsiasi impalcatura formale rassicurante e stabilizzatrice, in un percorso verso una scrittura espressionistica, spontanea e gestualmente irrequieta. In questo periodo Vedova elabora i primi collage e dà vita a dipinti dove segni e colori appaiono organizzati all'interno di strutture geometriche contenitive. Le stesure cromatiche sono nette, l'energia è imbrigliata in piani insieme rigorosi e animati. La sua pittura dell'immediato dopoguerra è ben testimoniata da opere come "Porto Adriatico" del 1946, in cui la sua sensibilità artistica registra le emozioni che vengono dall'esterno e come un sismografo le trasforma in contrasti di superficie, segno, colore e volume.