Il nucleo centrale della mostra è costituito da un’installazione composta di ventitré piedistalli ricoperti di piastrelle di ceramica di Vietri sui quali, durante l’inaugurazione, con brevi pause, salgono ventiquattro performer, tutti immigrati di diversa provenienza che vivono e lavorano nell’area di Porta Capuana. Sul piedistallo centrale, più grande degli altri, stanno una madre e sua figlia. I performer non interagiscono con il pubblico e alla fine della performance sono sostituiti da altrettante statue di cartapesta, realizzate a Nola. Le statue riproducono le sembianze dei performer, come testimonia il video presentato su minischermi, in cui gli immigrati raccontano la propria storia e i ritratti fotografici riportati su un breve questionario, compilato e firmato dai singoli soggetti e attaccato alle pareti. Questi moduli fanno riferimento ai questionari da compilare e firmare richiesti dai consolati prima di dare l’autorizzazione a entrare in un Paese. Esponendoli, Liu Jianhua rimarca che molti individui non sono nelle condizioni di fornire le garanzie richieste e si trovano pertanto nell’impossibilità spostarsi liberamente da un paese all’altro.
Visual arts: ti interessa?
Ricevi aggiornamenti con il tuo Culture Weekly personalizzato
Ecco fatto
Il tuo primo Culture Weekly arriverà questa settimana.