Quando negli anni ’30 Carlo Levi arrivò a Matera paragonò i Sassi all’Inferno dantesco, certamente per le misere condizioni di vita dei suoi abitanti, ma forse, anche perché catapultato in quella terra lontana, come un moderno Dante, viveva in maniera più intensa non solo le sue, ma tutte le miserie del mondo.
Nel 2019, con “Il Purgatorio” di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, direttori artistici dello spettacolo co-prodotto da Matera-Basilicata 2019 e dal Ravenna Festival/Teatro Alighieri, in collaborazione con il Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Matera diventa la città del riscatto.
"Il Purgatorio è la cantica del ricominciare. Si può ricominciare? Dopo un fallimento, una sconfitta, una delusione? Ce la facciamo, a cavarci dalla bocca quell’amaro che sa di morte, a ritrovare il gusto della vita? Si può ancora sorridere, dopo che l’angoscia ci ha serrato il cuore con le sue tenaglie, fin quasi ad arrestarlo? Si può uscire da quell’inferno che è diventata l'esistenza? Certo che si può. È come ritornare sui banchi di scuola, in prima elementare, e apprendere una lingua nuova. Hai sfogliato il catalogo di tutte le violenze e di tutti gli orrori, hai scrutato nel buio di tutti quei volti malvagi che sono il tuo volto, ora apprendi l’alfabeto della compassione. Per questo il Purgatorio dantesco inizia all’alba, con un colore del cielo disegnato da un verso tra i più belli di tutta la Commedia: “Dolce color d’oriental zaffiro.” L’interminabile notte è terminata. Al buio fa seguito l’azzurro. Sveglia presto, e tutti a scuola. Davanti a Dante, una sfilza di penitenti, che sono al contempo allievi e maestri: mettono Dante e il lettore e sé stessi sulla via di una vita nuova. Il Purgatorio è la cantica del “noi", dei cori che cantano la propria allegrezza, dell'ascendere insieme. "Non v’accorgete voi che noi siam vermi / nati a formar l’angelica farfalla?”
E proprio la coralità dell’opera, esaltata dalla partecipazione dei cittadini e di alcune compagnie teatrali locali, è stata ciò che ha permesso “ai puri e disposti a salire a le stelle ” di vivere un’esperienza unica in cui lo spettatore viene messo dinanzi alle sue fragilità scena dopo scena, in un percorso suggestivo che lo porta ad innalzarsi e ad uscirne liberato.
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