telligenze che si possono anche definire tipicamente europee. Viene da pensare
cosa potrebbe essere l'arte americana se si sganciasse da quei modi categoriali,
se ripensasse nuovamente quel processo di identificazione da cui ha preso l'av-
vio. Poiche' sembra che molta parte della vita americana, delle molle che agi-
scono nel suo interno restino per cosi' dire estromesse dagli schemi mentali at-
traverso cui l'arte opera. Insomma, e senza voler fare niente piu' che un accen-
no, il concetto di arte e il suo significato, le modalita' del produrre e il rap
porto dell'artista con la sua Opera, il posto e la funzione nella sodieta' sono
ancora europee. Qualcuno potrebbe obiettare che in fin dei conti l'America em
D'avanguardia dell'Europa, avanguardia tecnica e industriale, ma apputto questo mi
sembra contestabile: l'America to face un esperimento umano che ha deterni-
nate catatteristiche, ma che non si esaurisce nelle caratteristiche, determina
una serien fenomeni sul piano concretamente esistenziale, step e che socia
le, che non sono riducibili sociologicamente.
Alla mostra annuale al Museo Withney si potevano vedere Newman, Clifford Still,
Noland, Morris Louis, Stella, Kelly, Frankenthaler, Twombly per quanto riguarda
il settore diciamo astratto; e Raushenberg, Johns, Dine, Rosenquist, Wesselman
per quanto riguarda la pop-art. Una mostra con caratteri di selezione abbastanza
larghi, a volte eccessivi per un Museo, ad es. certi rigurgiti di provincialismo
americano sempre latente e che la cultura piu' avanzata ha le sue difficolta' a
frenare, quest'anno sono particolarmente pesanti. Lo vedremo alla biennale di Ve
nezia che ha selezionato quest'anno due vecchix artisti fuori del bene e del ma-
le e di cui credo si avra' abbastanza imbarazzo a fare i nomi quest'estate.
La stella della stagione 1967-58 a
New York e' senza dubbio una mostra che, 2-
perta gia' da ottobre, continua a registrare il massimo dei visitatori: la mostr
di scultura di Picasso al Meseo d'arte moderna. Questo e' un po' l'anno della
scultura: il Guggenheim Museum ha inaugurato in ottobre una grande esposizione
internazionale di scultura: Nell'atrio centrale da cui si parte la struttura a
chiocciola di F.L.Wright, un grande Calder e due giovani Morris e Judd con
strutture primarie: ovviamente una consacratione uffiale per questi ultimi ormai
citati come maestri in una societa' che non ha voglia di aspettare l'artista ot-
tuagenario per decretargli la sua ammirazione e che, come dice Oldenburg, in ge-
nere cambia oggetto di attenzione ciascun mese. Il panorama di scultura era mol-
toufficiale con un certo soprannumero di giapponesi: nomi celebrati da Picasso a
Giacometti, da Arp a David Smith fino agli italiani Marini, Manzu', Consagra, Ca.
scella, Colla, Fontana. Sempre in ottobre la citta' stessa di New York e' stata
la sede di una grande mostra all'aperto:EXMEX davanti a edifici importanti e
nelle piazze
sculture enormi cercavano un accordo o un contrasto di forme e di
situazioni materiche con l'urbanistica intorno. Scrive Barbara Rose su Vogue, ri.
vista che appoggia e divulga inte in modo intelligente e insistente Ynomi e i
motivi ideologici degli artisti americani di avanguardia, oltre a corredarli di
magnifici servizi fotografici, che finalmente la scultura americana ha ripreso
il colloquio con gli spazi urbani e la citta', non e' piu' una scultura per priva-
ti, un arredamento di stanze o giardini di ville lussuosem, ma FİNTRANE aspira a-
la sua funzione principale: il monumento. Inutile additare i pericoli di una si-
tuazione cosi' impostata, inutile riflettere che non el detto che i vantaggi del-
la scultura siano i vantaggi di un rapporto vero, autentico tra l'artista e la
sua opera, che questo punto e non quello della funzione sociale, o dell'opportuni
ta' pratica e e' il problema intellettuale che MERE occupa l'artista. C'e' un
margine di entusiasmo pragmatico negli artisti americani che a cui non si puo' no
far credito.
Con molta pubblicita' e attrezzature gru e calcoli elettronici, e' stata in-
stallata la grande scultura in ferro corten di Picasso in una piazza di Chicago.
A Chicago la chiamano il cagnolino bassotto, con máta evidente difficolta' a orie
tarsi nella lettura di una immagine che chiaramente e un volto femminile.
sperimento riuscito, almeno in un certo ordine di idee, in lamiera ritagliata a I
Un e-
grandi sagome collegate da tubi e saldate l'una all'altra in modo da lasciare
grandi spazi liberi all'intorno. Sebbene sia alta come tre o quattro piani la scu.
tura di Picasso non ingombra la piazza, ha leggerezza e da ogni punto si vedono
larchi squarci dell'architettura circostante. Insomma e' un elemto libero, di fan-