Questo piatto, proveniente da Faenza, fa parte del genere delle «Belle donne», originale espressione della maiolica rinascimentale faentina, che si diffonde poi alle altre botteghe romagnole e italiane. Infatti l’impianto generale del ritratto di profilo posto al centro del cavetto del piatto, è lo stesso che, nelle proporzioni più dilatate, si ritrova nelle “belle” faentine dipinte a piena superficie. Il busto femminile, volto a destra, è circondato fin sul bordo da fasce policrome arancio, giallo e blu variamente decorate. La dama veste un abito appariscente e scollato, presenta larghe forme del collo, del busto generoso e delle spalle, coperte da ampie maniche, enfatizzate da vistosi tessuti a graticcio di vivaci colori e legate da nastri. Ma l’elemento che ha il ruolo più importante è sicuramente la testa con l’elaborata acconciatura: la parte alta del capo è rasata e mette in evidenza la fronte che doveva essere alta e spaziosa e non coperta dai capelli, che erano invece raccolti sul retro da una coda, il coazzone, a sua volta infilata nel trincale, ovvero una guaina che serviva per trattenere ed intrecciare i capelli. Questo ritratto muliebre presenta un’originale soluzione per dare evidenza all’usuale cuffia per raccogliere i capelli, qui di forma allungata e ornata di minute pennellate a simularne i ricami, staccandosi notevolmente dal fondo blu scuro per essere dipinta con una luminosa campitura in giallo. Il tutto a creare un piatto amatorio di estrema delicatezza.