Fin dall’inizio della loro carriera, Barozzi / Veiga si sono presentati con un linguaggio insieme arcaico e contemporaneo, un linguaggio che è tanto inedito quanto familiare. Progetti di natura e dimensioni molto diverse, quali la sede del Centro di promozione della DOC “Ribera del Duero” a Roa (Spagna), la residenza privata di Ordos in Mongolia o la Filarmonica di Stettino, in Polonia, condividono tutti una reminiscenza di elementi dell’architettura e del carattere di edifici antichi del luogo, realizzando nel contempo qualcosa di completamente nuovo. La ricerca di Barozzi / Veiga è un’opposizione all’obsolescenza, quarta dimensione della sostenibilità. Se la riduzione dell’energia totale necessaria per produrre le cose impone che il miglior edificio possibile sia quello non costruito, una via alternativa alla sostenibilità è far sì che le cose durino. L’opera di Barozzi / Veiga rivela una maturità che manda agli architetti più giovani un potente messaggio, dimostrando che la freschezza non esige necessariamente leggerezza o contestazione.
Con riferimento a un gruppo di giovani architetti che, dopo una promettente carriera iniziata con una proposta vincente per un museo, avevano progettato una torre residenziale in stile francese, lo scomparso architetto argentino Rafael Iglesia affermò che era davvero triste vedere una persona morire giovane. Barozzi / Veiga rappresentano il caso esattamente opposto: com’è confortante vedere giovani architetti impegnati in un’architettura in grado di trascendere.
Visual arts: ti interessa?
Ricevi aggiornamenti con il tuo Culture Weekly personalizzato
Ecco fatto
Il tuo primo Culture Weekly arriverà questa settimana.