La scrittura autografa di Michelangelo, datata 10 dicembre 1505, rivela tutto l’entusiasmo dell’artista nel fornire indicazioni ai cavatori per trarre i marmi destinati alla tomba di Giulio II. Esperto conoscitore delle cave carraresi, il Buonarroti ordina di cavare un’ingente quantità di marmi: sessanta carrate di marmo, di cui quattro destinate alle statue. Lo scultore si raccomanda che i marmi vengano cavati al Polvaccio o in altro luogo e che siano “vivi, simili a quando sono bianchi, necti e begli”.
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