Alla fine del 1963 Vedova è inviato a Berlino, dove soggiorna sino alla metà del 1965, lavorando negli ampi spazi dello studio di Arno Brecher, nel bosco del Grünewald. Realizza allora il ciclo dei «plurimi» «Absurdes Berliner Tagebuch» (Assurdo diario di Berlino), parte del quale sarà esposto a Documento III (1964).
I «plurimi», concepiti a partire dal 1961, frantumano la bidimensionalità del quadro; articolano la narrazione nello spazio attraverso l’utilizzo di frammenti di tavole di legno percorse su ambo i lati da un segno-scrittura di forte impatto gestuale. Essi costituiscono il naturale approdo di una ricerca portata avanti dall’artista sin dagli anni Cinquanta. Come spiega a tal proposito Vedova, i «plurimi» sono «nati come armi dinamiche, di un segno aggressivo che non poteva più rimanere nella dimensione statica, precostituita del quadro […]. Gestualità che aveva bisogno di farsi corpo in uno spazio, articolata, tentacolare, diventata corpo aggressivo, provocatore» (E. Vedova, Appunti da quaderni di disegni preparatori ai «Plurimi», Venezia, 1961-1963 – Berlino 1964, in Emilio Vedova, catalogo della mostra [Monaco, Galerie Günther Franke, settembre 1964], Monaco 1964). Lo spettatore è pertanto bruscamente sollecitato ad abbandonare una visione contemplativa dell’opera per immergersi in modo totale nel flusso spazio-temporale del fatto pittorico.
Uno dei cicli più drammatici è senz’altro l’«Assurdo diario di Berlino», dove confluiscono sentimenti contrastanti e si sovrappongono memorie. Vedova parla «di una simultaneità di presenze, sentimenti, fatti avvenuti, che avvengono, che non possono non provocare chi arriva in questa città gravida di diverse “paure”: ieri, oggi, di latente dimenticanza; di equivoci; di malinconie anacronistiche; di reciproci antagonismi sovreccitati; di scontri di situazioni». Rivela inoltre: «A Berlino sono tornato, sono venuto a lavorare per rendermi conto, de visu, ancora, poter rintracciare, dopo le mostruose incrostazioni naziste, nelle strade, nella sua inquieta babelica vita, lo spirito democratico, critico, che animò un tempo Grosz, Dix Beckmann… Dada Berlin!» (E. Vedova, Da una lettera a un amico, Berlino, luglio 1964, in Emilio Vedova, catalogo della mostra [Rivoli, Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, 17 ottobre 1998 – 17 gennaio 1999], a cura di I. Giannelli, Charta, Milano, 1998, p. 75).
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