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Accardi Carla, Oggetto 23

Carla Lonzi26 agosto 1963 - 1966

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

Fotocopie dei testi: Carla Lonzi, Carla Accardi, catalogo della mostra, Galleria Notizie, Torino 1966; Carla Lonzi, Carla Accardi, in: XXXII Biennale di Venezia, catalogo della mostra, Ente autonomo La Biennale di Venezia, Venezia 1964, pp. 114-115; testo dattiloscritto in fotocopia dell'articolo: Carla Lonzi, Discorsi: Carla Accardi e Carla Lonzi, «Marcatré», n. 23/25, giugno 1966, pp. 193-197 nonché saggio manoscritto da altro autore riguardante Accardi. Presente corrispondenza d'occasione, schizzi a penna e pennarello e fotografie delle opere scattate da Gianfranco Mantegna e da Ugo Mulas raffiguranti Carla mentre lavora.

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  • Title: Accardi Carla, Oggetto 23
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: 26 agosto 1963 - 1966
  • Transcript:
    trasformazione come vittima, ma accettando i motivi di pro- ella loro comune partecipazione alla stes- essa materia; ma già il ritmo è più largo immagine, che suggeriva un processo di ulare, appare frenata intellettualmente. e nei bozzetti per Due donne la ripresa sé stessa segnala la volontà di sottrarsi venatura spontanea del legno e la neces- the strumentale, di costruire figure par- tura elementare interna; su di essa atti- te che provocano contrasti più tesi. un passo che è nuovo, almeno nel senso per superare i limiti raggiunti della tuttavia snaturarla. Se c'è qualcosa che Lò e deve essere letta nel contesto della traverso le motivazioni spirituali, è evi- ere recenti di Tavernari si alza lo stesso ell'uomo che è insieme avversario e com e che il timbro di questo lamento è il dell'erba, delle foglie, delle acque e delle Hella noscere i battiti della sua grande paura. natura naturante, nei quali il cuore hte che le sculture recenti di Tavernari tà di istituire dei rapporti, di inviduare ne al circostante e la loro misura nei con- che possono abbracciare; che esse pos- ho, limite e concretezza del loro esistere; infine, quella nobiltà che su ogni cosa ho, come su ogni idea dalla chiarezza del Luigi Carluccio 1. Legno 962. Legno. Histo, 1962. Legno Enna, 1962. Legno. 963. Legno. ano egno. Mendrisio, coll. Arch. Lino Cal- ozzello in bronzo. Gallarate, coll. Bruno ozzello in bronzo donne, 1964. Bronzo. 64. Bronzo ITALIA / Sala XLIII Carla Accardi Trapani, ris. a Roma All'origine dell'opera di Carla Accardi c'è un atto di vita- lismo così integrale da essere interamente definito dal com- portamento: come la Signora Winnie, essa affronta la si tuazione decisa a non lasciarsi sopraffare, a utilizzare tutti gli accorgimenti con cui rendersi idonea al luogo della crisi. La Accardi ha spontaneamente agito fin dall'inizio senza che le si presentasse il problema di una traumatica perdita di certezze ideologiche e culturali di fronte alla quale e sviluppo c'è in del reale. « Encore une journée divine apertura ma non lei il sottinteso grottesco dell'eroina di Beckett; è solo una formula magica che garantisce della sopravvivenza. In questo senso la Accardi è passata attraverso l'informale senza possibilità di identificarvisi, ma avvertendone la pre- senza come dato ovvio e preesistente. Questo atteggiamento appare già in tutta la sua lucidità intorno al '54 quando la verità esistenziale dell'angoscia cominciava ad essere of- ferta come tavola di meditazione escludente qualsiasi ac- cenno di superamento. Non che in Italia non ci siano stati artisti in posizione critica di fronte al divulgarsi dell'infor male, notoriamente quelli che avevano fatto parte del grup- po 'Forma' (tra cui la Accardi); ma si è visto che una minore presa di coscienza del fenomeno poteva anche essere alla base di una certa disinvoltura nel valutarlo. La Accardi, invece, ha compiuto già allora i gesti che hanno spostato la sua attività a un 'oltre l'informale', e non c'è dubbio che ciò sia avvenuto proprio nella quotidiana ope- razione di far convergere tutte le sue energie su un com- nifestarsi come parte non essenziale. Che è il modo di rinun- plesso di prospettive del mondo all'interno delle quali ma- ciare a quella ossessionante, nevrotica presenza umanistica centro dell'universo alla quale, e soltanto alla quale spet- tano gli elogi funebri della crisi. In contrasto con ogni abi- tudine di prestigio spirituale la Accardi ha intuito l'ap- porto equilibratore di una tecnica di vita che neutralizzi il distacco angoscioso dalle ragioni dell'esistenza. A questa tecnica di vita, il cui costo la Accardi non ha registrato nell l'opera se non come controparte necessaria di una acqui- sizione vitale (si veda tutto il periodo delle integrazioni in bianco e nero, dei labirinti, della Tela di Penelope), è connesso il risultato eccezionale del lavoro più recente. Eccezionale non tanto da un punto di vista qualitativo, poiché la sua produzione tiene costantemente tale livello, l'organizzazione spaziale dei segni. Alla 'durata istantanea e aggrovigliata di Pollock, la Accardi contrappone l'espe- rienza ordinatrice della successione temporale. I segri, a lungo sperimentati in una specie di monomania grafica (dove i maestri moderni da Arp a Mirò a Matisse intervengono come sottofondo culturale insieme a ricordi di geroglifici moreschi, barocchi e liberty e disegni infantili), appaiono oggi semplificati e raggruppati secondo un inventario che
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