trasformazione come vittima, ma accettando i motivi di
pro-
ella loro comune partecipazione alla stes-
essa materia; ma già il ritmo è più largo
immagine, che suggeriva un processo di
ulare, appare frenata intellettualmente.
e nei bozzetti per Due donne la ripresa
sé stessa segnala la volontà di sottrarsi
venatura spontanea del legno e la neces-
the strumentale, di costruire figure par-
tura elementare interna; su di essa atti-
te che provocano contrasti più tesi.
un passo che è nuovo, almeno nel senso
per superare i limiti raggiunti della
tuttavia snaturarla. Se c'è qualcosa che
Lò e deve essere letta nel contesto della
traverso le motivazioni spirituali, è evi-
ere recenti di Tavernari si alza lo stesso
ell'uomo che è insieme avversario e com
e che il timbro di questo lamento è il
dell'erba, delle foglie, delle acque e delle
Hella
noscere i battiti della sua grande paura.
natura naturante, nei quali il cuore
hte che le sculture recenti di Tavernari
tà di istituire dei rapporti, di inviduare
ne al circostante e la loro misura nei con-
che possono abbracciare; che esse pos-
ho, limite e concretezza del loro esistere;
infine, quella nobiltà che su ogni cosa
ho, come su ogni idea dalla chiarezza del
Luigi Carluccio
1. Legno
962. Legno.
Histo, 1962. Legno
Enna, 1962. Legno.
963. Legno.
ano
egno. Mendrisio, coll. Arch. Lino Cal-
ozzello in bronzo. Gallarate, coll. Bruno
ozzello in bronzo
donne, 1964. Bronzo.
64. Bronzo
ITALIA / Sala XLIII
Carla Accardi
Trapani, ris. a Roma
All'origine dell'opera di Carla Accardi c'è un atto di vita-
lismo così integrale da essere interamente definito dal com-
portamento: come la Signora Winnie, essa affronta la si
tuazione decisa a non lasciarsi sopraffare, a utilizzare tutti
gli accorgimenti con cui rendersi idonea al luogo della
crisi. La Accardi ha spontaneamente agito fin dall'inizio
senza che le si presentasse il problema di una traumatica
perdita di certezze ideologiche e culturali di fronte alla
quale
e
sviluppo
c'è in
del reale. « Encore une journée divine
apertura
ma non
lei il sottinteso grottesco dell'eroina di Beckett; è solo una
formula magica che garantisce della sopravvivenza.
In questo senso la Accardi è passata attraverso l'informale
senza possibilità di identificarvisi, ma avvertendone la pre-
senza come dato ovvio e preesistente. Questo atteggiamento
appare già in tutta la sua lucidità intorno al '54 quando
la verità esistenziale dell'angoscia cominciava ad essere of-
ferta come tavola di meditazione escludente qualsiasi ac-
cenno di superamento. Non che in Italia non ci siano stati
artisti in posizione critica di fronte al divulgarsi dell'infor
male, notoriamente quelli che avevano fatto parte del grup-
po 'Forma' (tra cui la Accardi); ma si è visto che una
minore presa di coscienza del fenomeno poteva anche essere
alla base di una certa disinvoltura nel valutarlo.
La Accardi, invece, ha compiuto già allora i gesti che hanno
spostato la sua attività a un 'oltre l'informale', e non c'è
dubbio che ciò sia avvenuto proprio nella quotidiana ope-
razione di far convergere tutte le sue energie su un com-
nifestarsi come parte non essenziale. Che è il modo di rinun-
plesso di prospettive del mondo all'interno delle quali ma-
ciare a quella ossessionante, nevrotica presenza umanistica
centro dell'universo alla quale, e soltanto alla quale spet-
tano gli elogi funebri
della crisi. In contrasto con ogni abi-
tudine di prestigio spirituale la Accardi ha intuito l'ap-
porto equilibratore di una tecnica di vita che neutralizzi
il distacco angoscioso dalle ragioni dell'esistenza. A questa
tecnica di vita, il cui costo la Accardi non ha registrato
nell
l'opera se non come controparte necessaria di una acqui-
sizione vitale (si veda tutto il periodo delle integrazioni
in bianco e nero, dei labirinti, della Tela di Penelope), è
connesso il risultato eccezionale del lavoro più recente.
Eccezionale non tanto da un punto di vista qualitativo,
poiché la sua produzione tiene costantemente tale livello,
l'organizzazione spaziale dei segni. Alla 'durata istantanea
e aggrovigliata di Pollock, la Accardi contrappone l'espe-
rienza ordinatrice della successione temporale. I segri, a
lungo sperimentati in una specie di monomania grafica (dove
i maestri moderni da Arp a Mirò a Matisse intervengono
come sottofondo culturale insieme a ricordi di geroglifici
moreschi, barocchi e liberty e disegni infantili), appaiono
oggi semplificati e raggruppati secondo un inventario che