Il motore Fiat A.80 venne progettato nel 1935 dall'ing. Tranquillo Zerbi e dal prof. Antonio Fessia per l'impiego sui bombardieri e sugli aerei da trasporto civili. Come l'A.74, era concettualmente derivato da modelli statunitensi Pratt & Whitney, di cui la FIAT aveva acquisito la licenza di costruzione, ma da questi differiva per numerose caratteristiche progettuali (ad esempio nelle misure di alesaggio e corsa) e costruttive, dovute all'esigenza sia di semplificare la produzione, sia di utilizzare materiali autarchici.
L'A.80 nacque qualche tempo prima dell'A.74 e la sua produzione in grande serie venne avviata sebbene il motore non fosse ancora perfettamente a punto. Il motore venne omologato il 10 novembre 1937, dopo aver superato l'usuale prova di funzionamento per un ciclo di 150 ore consecutive al banco di prova. Nelle reali condizioni operative però, dovendo usare i carburanti di scarsa qualità disponibili in Italia in tempo di guerra, nonostante numerose modifiche apportate nel corso della produzione, soffrì sempre di un'affidabilità minore rispetto al "fratello piccolo" A.74. Ciò comportò delle serie difficoltà nell'impiego operativo e quando si giunse ad una soddisfacente regolarità ed affidabilità di funzionamento la potenza di 1000 CV risultò insufficiente per le mutate esigenze della linea da bombardamento (sempre in rapido sviluppo durante il periodo bellico). Per questo motivo la FIAT si era già orientata verso lo sviluppo di nuovi modelli quali l'A.82 e l'A83. Come per l'A.74, era considerata ottima l'accessibilità meccanica per i lavori di manutenzione. Il FIAT A.80 venne inoltre impiegato dell'esercito imperiale giapponese che utilizzò i bombardieri FIAT B.R.20 durante la seconda guerra sino-giapponese (1937-1945).