È senz’altro il più impressionante dei quattro dipinti, quello dove la fantasia dell’artista ha trovato maggiori possibilità di espressione, in una inventiva quasi infinita di soluzioni. L’elemento fuoco è accennato anzitutto nell’enorme incendio che, come forza indomabile della natura, sta divorando l’edificio posto sul monte in secondo piano. Il pittore, però, ha voluto sviluppare il tema del fuoco attraverso la rappresentazione di un’enorme officina, dove gli operai (che il cardinale definisce miticamente Ciclopi) sono al lavoro per produrre un’enorme quantità di oggetti: armature, cristallerie, brocche, utensili domestici, strumenti da laboratorio artigiano; su tutto domina un lampadario in ottone, decorato da un’aquila bicipite, che sembra staccarsi con l’effetto tridimensionale dal fondo del dipinto. Per produrre questa enorme quantità di oggetti occorre usare la forza del fuoco, questa volta non più indomabile e distruttiva, ma domata dall’uomo nella fornace che si vede sul bordo sinistro e piegata alle sue necessità. L’effetto complessivo è quello di un autentico “museo”, dove il disordine degli oggetti in esposizione sembra rimandare in maniera affascinante alle forze primordiali della natura. Il dipinto è firmato e datato 1608 e fu il primo dei quattro a essere eseguito.