Melvin Edwards
Nato a Houston, USA , nel 1937.
Vive e lavora a New York.
Melvin Edwards è uno degli artisti più completi della sua generazione e uno degli scultori più affascinanti oggi in attività. Edwards, attratto fin dall’inizio della sua carriera dalla robustezza e dalla malleabilità dell’acciaio, ha preso le mosse da un precedente interesse per la pittura. Nei suoi quadri si interessava in particolare a forme e volumi, di conseguenza la scultura è stata il passo successivo e, forse, un riflesso del suo interesse, coltivato da sempre, per le forme estetiche dell’arte rinascimentale. Le sue sculture in rilievo sono straordinarie, eppure senza pretese, e spaziano da quelle angolari, asimmetriche, elegiache e geometriche a quelle formalmente complesse. Sebbene il suo approccio alla scultura si esprima soprattutto con le saldature, le forme che ne trae risultano straziate e contorte tanto da sembrare plasmate. Edwards ha un linguaggio astratto unico nel suo genere – scompone e ricompone forme materiali alla ricerca di una certa vitalità e di un significato –, limpido ed eloquente nel contempo: un critico lo ha descritto come “semplicità formale e solida materialità”. I suoi soggetti abbracciano i problemi universali dell’uomo, fra i quali i diritti civili, la dignità umana e l’uguaglianza sociale, che l’artista ricollega a storie e contesti specifici quali l’esperienza dei neri negli Stati Uniti e in Africa.
Il lungo elenco di mostre di Edwards e iniziato nel 1965 con la prima personale al Santa Barbara Museum of Art, California, e fin da allora è stato etichettato come artista dotato di una voce ben distinta nel campo della scultura e destinato al successo. Dal 1972, fino al suo ritiro dalla scena nel 2002, ha insegnato in alcuni fra i più importanti programmi educativi americani sull’arte, integrando il lavoro in studio e la formazione di diverse generazioni di artisti. Edwards, inoltre, ha creato arte pubblica sia negli Stati Uniti che all’estero, nel tentativo di attirare un numero di spettatori più vasto rispetto a quello del mondo dell’arte. La sua carriera è costellata di periodi di particolare apprezzamento della critica che vanno in parallelo con i momenti importanti della storia americana e della storia globale dei neri.
Nel 1963 Edwards ha iniziato la sua lunga e famosa serie Lynch Fragments, un progetto inizialmente ispirato alla violenza razziale e alle rivendicazioni dei diritti civili negli Stati Uniti. La serie, divisa in tre fasi – gli anni sessanta, gli anni settanta e gli anni successivi ai settanta – comprende opere motivate dall’attivismo contro la guerra del Vietnam nei primi anni settanta, opere che rendono omaggio alle antiche tradizioni culturali dell’Africa e alla diaspora africana, e altre ancora che onorano personalità nere di spicco come il defunto poeta e uomo politico franco-guianese Leon Gontran Damas, con il quale Edwards aveva stretto amicizia.
Alla Biennale di Venezia, Edwards presenta Igun Hammer (1981), Freedom Weapon Variant (1986-1992), September Portion (1991) e Texas Tales (1992). Si tratta di lavori che rispecchiano il lungo percorso della sua carriera e, aspetto ancora più importante, la sua grande energia creativa, il suo ethos estetico e i suoi vasti interessi.