Quest’anfora dall’aspetto monumentale ha il corpo ovoidale rastremato alla base, con piede appena accennato. Il collo è alto e sottile, con quattro anelli in rilievo al centro e l’attaccatura alla spalla sottolineata da un risalto. L’apertura è a forma di coppa sagomata con labbro spesso. Da qui alla spalla si dipartono due manici simmetrici a forma di draghi (o felini cornuti) che afferrano l’orlo della coppa con le zampe anteriori e lo mordono: la testa è ampia e massiccia, il “corpo” è modellato a partire da due tondini di argilla accostati. Dalla testa degli animali alla base dell’ansa si susseguono, sul dorso, quattro bottoncini in rilevo. Sulla spalla dell’anfora, in corrispondenza di ogni ansa, è applicata una maschera ‘pushou’ che sembra raffigurare frontalmente le stesse creature che mordono l’orlo, con le zampe anteriori feline disposte ai lati delle guance. L’invetriatura ha la tonalità verde-giallognola tipica delle produzioni della Cina settentrionale fra il VII e l’VIII secolo. È stesa in due mani successive, cola lungo le pareti e si ferma al di sopra della base. Piuttosto sottile e con fini ‘craquelures’, si squama in alcuni punti e ricopre irregolarmente i rilievi del modellato.
La forma dell’anfora cinese deriva dai prodotti in argento e in vetro di epoca romana importati dal Vicino Oriente e dall’Asia centrale. Le anse a forma di drago e l’apertura a coppa testimoniano l’adeguamento del modello al gusto cinese. I primi esempi fabbricati in Cina sono attestati alla fine del VI secolo, e quelle a coperta chiara provengono essenzialmente da tombe dello Henan e dello Hebei. Un’anfora quasi identica a questa è conservata alla Idemitsu Art Gallery di Tokyo.