Gli sviluppi più significativi nei diversi settori industriali a volte discendono da particolari difficoltà o limitazioni. L’industria calzaturiera italiana fiorì, per esempio, quando durante la seconda guerra mondiale si introdusse il sughero nella fabbricazione delle suole a causa della carenza di cuoio; oppure, il settore degli elettrodomestici si sviluppò quando, per far fronte ai bisogni energetici, venne inventata la bombola del gas.
L’operato di VAVStudio in Iran dimostra come circostanze avverse possano attivare lo sviluppo di una pratica creativa. L’embargo imposto dagli Stati Uniti, infatti, ha determinato nel Paese una carenza nelle importazioni di materiali per l’edilizia; una limitazione che ha inaspettatamente portato a una crescita delle industrie locali specializzate nella produzione di piastrelle e materiali per muratura in pietra. Ciò ha fatto sì che – combinando materiali e produzione locale con un limitato dispendio energetico nei trasporti – la carbon footprint dell’industria edilizia iraniana sia tra le più sostenibili del pianeta, ma ha inoltre condotto a una generale rilettura dell’identità locale. Essere costretti a lavorare con risorse iraniane ha infatti indotto VAVStudio a esplorare linguaggi architettonici, tipologie e tecniche costruttive capaci di creare una connessione profonda tra la pratica dello studio e il territorio, senza tuttavia scadere in formule nostalgiche o folcloristiche.
Partecipare al dibattito internazionale da un Paese così chiuso è estremamente difficile e richiede un grande sforzo. VAVStudio non solo ha trovato una via per riuscirci, ma incoraggia anche altri studi iraniani a seguirla. Non a caso la parola “vav” in farsi significa “e” – una piccola parola capace di creare una connessione.