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Appunti di studio, Oggetto 259

Carla Lonzi07 febbraio 1952 - 06 giugno 1956

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

Appunti e schemi relativi a materie quali la storia dell'arte, l'architettura, la filosofia, la storia e la letteratura, la storia della lingua. Presente una fattura per l'acquisto del volume Breve storia della letteratura tedesca di György Lukács ed un dattiloscritto sulle Stanze per la Giostra del Poliziano. Una gran parte della documentazione è pertinente al corso di lingua e letteratura rumena, anche con saggi dattiloscritti; si conserva inoltre il programma dell'esame. Cartoline ed immagini ritagliate di opere e luoghi d'arte dal Rinascimento all'età contemporanea.

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  • Titolo: Appunti di studio, Oggetto 259
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: 07 febbraio 1952 - 06 giugno 1956
  • Trascrizione:
    - 29 - gria e di sfrenatezza, che in realtà non esiste se non come gioco di movenze in questo nuovo modo di cogliere il bello, l'armonia nel brutto e nello sfrenato. La figura di Sileno è tutta impostata sulla rappresentazione della sue grave e pesante corporatura. Gli aggettivi hanno un che di cor- poso che potrebbe far pensare a un'esigerz a plastica. Ad osservare bene mi pare che il P. tenda a trasfigurare in confronto a Ovidio e allo stesso Magnifico, il rilievo e la concretezza pesante di Si- leno, ponendovi quelle due note coloristiche veramente geniali: "Con vene grosse nere e di mosto umide, marcido sembra sonnacchino e gravido: le luci ha di vin rosse enfiate e fumide." L'attenzione poggia soprattutto anzichè sulla descrizione puramente fisica dell'uomo enorme, sull'atteggiamento di questi, di cui coglie rapidamente tre momenti: il primo di sonnolenza pesante ed ebbra, il secondo in cui tenta aggrappandosi ai crini del cavallo, di non cadere, il terzo in cui gli cade sul collo, perso ormai ogni equili- brio: ad aiutarlo si mostrano solleciti i satiri. Ed è chiudere felicemente un quadro questa entrata finale che completa la svena già movimentata dalle ninte. Il grottesco più accentuato che ne precedente, è tutto risolto nella coerenza del linguaggio. Per mag- gior vivezza, a differenza di Ovidio, qui sono le ardite ninfe che "18 asinel suo pavido pungon col tirso" invece del generico "malus e ques" ovidiano, e ancora efficacissimo il verso: He lui con le man tumide, ai crin s'appiglia", che coglie un particolare vivamente fi- gurativo. E infine, più sintetico di Ovidio, "casca nel collo e i satiri 10 rizzano' invece del "in caput auriti cecidit delapsus asel- 11" dove ad esempio quell'auriti, rimane piuttosto generico e smor- to. Mentre qui tutto giunge a compitezza figurativa: la gravida figura di Sileno, l'asinello pavido in contrapposizione alle ardite ninte, i satiri che giungono in soccorso del vecchio. In queste due scene c'è un'arte consumata e perfetta, una misura e un potere di tra- sfigurazione costante, che tutto impregna di sè. Come i gesti di paura, di timore, restavano tanto più suggestivi in quanto privi di contenuto effettivo, così questi vivono non in quanto espressione di allegria o ebrezza, perchè quello che ferma lo sguardo del P., è il
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