L’opera fotografica Aristocratica, 1994, presenta il volto dell’artista parzialmente coperto da un carnevalesco grugno da suino. Il travestimento autodenigratorio è completato da una sorta di calotta che cela i capelli. Nascondendo in parte i propri connotati, Liliana Moro mette in questione la possibilità di realizzare un’opera classificabile come autoritratto. Al tempo stesso, l’idea di ritratto viene chiamata in gioco. Genere pittorico considerato dalla tradizione come il più nobile, il ritratto propone talvolta una versione idealizzata della persona. Aristocratica invece è l’immagine di una presenza che subito tende a farsi assenza, vista l’impossibilità dell’identificazione. Il mascheramento contrasta con l’idea di bellezza volgendola nel suo opposto. Rimane però la posa, che evoca una serietà e un distacco veramente aristocratici, degni delle nobildonne ritratte da generazioni di artisti. L’opera è l’elaborazione fotografica di un lavoro in video realizzato da Moro nello stesso anno.