ASPHALT
(Asfalto)
Regia: Joe May - Interpreti: Albert Stciaruck
(Holk, sergente delle guardie di città), Else
Keller (sua moglie), Gustav Frölich (Karl, suo
figlio), Betty Amann (Annie Kramer), H. Adal-
bert von Schlettow (un amico di Holk) - Pro-
duttore: Erich Pommer - Produzione: Union
Film der UFA, Berlino 1929.
Asphalt si basa su una lieve trama da romanco
d'appendice. Il film che, come già l'Uultimo Uomo,
non si avvale delle didascalie, ci mostra il dramma
di coscienza di un giovane poliziotto che dirige il
traffico berlinese. Questi, chiamato per arrestare
un'affascinante avventuriera, si lascia sedurre dalla
donna, mancando cosi al proprio dovere; infine uc
cide l'amante della donna, la quale, nel finale piut-
tosto convencionale, prende su di sè l'accusa del
delitto, salvando così il giovane poliziotto per il
quale ha provato, per la prima volta, un amore ge-
nuino e sincero.
Sulla base di questo soggetto chiaramente melo-
drammatico Joe May ha costruito uno dei film più
rappresentativi del genere del Kammerspiel che, dal
'25 in poi, tentò di dare una forma realistica (si
bandi, solo apparentemente realistica) alla fantasma-
goria e alle contorsioni caligaresche. In realtà il
Kammerspiel non è che il logico sviluppo del caliga-
rismo, anzi ne è la trascrizione in termini contempo-
ranei termini che diano l'immagine della Germania
di Weimar, con i suoi miti, le sue contraddizioni,
il suo generoso sentimento di stare all'interno del co-
stume democratico. Il realismo (anci meglio il natu-
ralismo) non è quindi che apparente, se si vuole in-
tendere in quella accesione che il contenutismo sche-
matico di alcuni tardi e mediocri epigoni locali del
Kracauer vorrebbe accreditare. In realtà i Kammer-
spielfilms, e in particolare quelli che sono stati
chiamati «les tragedies de la rue », si fondano su
una rappresentasione necessariamente mitica della
realtà quotidiana. In Asphalt si ha una situazione
fra le più rappresentative: la vittoria della prosti-
tuta, dell'Erdgeist wedekindiano, sull'ordine piccolo
borghese. Questa espressa in un linguaggio pre-
gnante ed essenziale: la costruzione mitica dello spa-
zio cinematografico per messo della mobilità della
macchina, l'attenzione di piccoli oggetti quotidiani.
Si ritrova insomma in Asphalt la peculiarità del
linguaggio del cinema silenzioso, un linguaggio che
di lì a pochi anni dovesse morire e che, con questi
film, aveva cantato il suo canto più bello.
R. M.
A cura del Cineclub PRIMI PIANI
FIRENZE, 13 gennaio 1956