Mantenendo fede al principio informatore che ne deter-
niinò la costituzione e tutta la precedente attività (cioè il
rivedere la storia del cinema in una prospettiva più orga-
nica e sempre più aderente ai grossi problemi di storia e
di linguaggio che il pensiero e l'evoluzione critica vanno
via via elaborando) Controcampo ha voluto allestire questo
programma sulla Terza via che a molti potrà sembrare mi-
sterioso e ad altri superato. Conviene quindi fare la storia
della nascita e della fortuna di questa espressione per ten-
tare di giustificare le nostre intenzioni.
Il dibattito sulla 7'erza Via o Terza Fase nacque dopo la
prima presentazione in
Italia di Henry V, Les Enfants du
Paradis e Ivan Groznij, nel di Festival al Teatro
Quirino di
Roma nell'autunno del 1945. La nostra critica,
alla visione di
opere cosi nuove ed impreviste, fu quasi con-
corde nel riconoscere in esse una nuova tendenza che ve.
niva a rivoluzionare tutti i canoni sull'arte cinematografica
che fino ad allora si erano venuti ortodossamente accumu.
lando. Primo fra tutti Antonio Pietrangeli, riconoscendo
che attraverso le soluzioni dei problemi sul rapporto im-
magine-suono date da opere come Die Blaue Engel, Le
Million, Westfront, Cape Forlorn, Ciapaev fino ad arri-
vare all'ultimo episodio di Paisà, il sonoro poteva dirsi
effettivamente maggiorenne, cosi scrive: E allora gli uo-
mini di fantasia, i poeti, si gettano allo sbaraglio per ten.
tare una via sconosciuta, per ritrovare il piacere di un ri.
schio nuovo... Cosi Laurence Olivier col suo Henry V e
ancor più Marcel Carné con Les Enfants du Paradis, ten-
tano una rivoluzione dei mezzi espressivi. Deliberatamente
i due registi cercano di schiantare ogni consueto modulo
di narrazione, di ritmo e di recitazione, per dare alle im-
magini e al racconto un respiro e una comunicativa più
profondi. Che permettano allo spettatore non di subire ma
di contemplare quelle immagini, e di stabilire con esse un
contatto più intimo e duraturo. Il suono non più sottomes.
so acquista una nuova funzione ». Passando poi al pro-
blema centrale: «Qualcuno ha già parlato, a proposito di
questi due film, di terza fase del cinema. Prognosi che po.
trebbe anche essere azzardata. Ma non vi par sintomatico
che, in tutt'altro ambiente, Eisenstein, nello stesso momen-
to, abbia affrontato con lemn il terribile, lo stesso proble-
ma, anche se ha cercato di risolverlo in direzione affatto
diversa, e cioè sul piano di valori tipicamente e rigorosa-
mente figurativi?»; concludendo poi: «Noi crediamo nel
cinema, ci crediamo sempre maggiormente più per quello
che può o potrà dare, che per quello che effettiva-
mente dà. E allora, se il primo cinema sonoro sta moren-
do, affrettiamoci a gridare, spinti dalla speranza, viva il
nuovo cinema sonoro!). Molto più cauta si affaccia la
prospettiva di Gianni Puccini La terza via e o ci sem-
bra che sia la via della maturità, del tirar le somme da
tutto quanto s'è fatto nei cinquant'anni... Eisenstein, Carné
e Olivier hanno costruito tre
film gonfi di cose, nei quali
il cinema diviene somma viva e movimentata di tutte le
arti in ana: un dialogo ricco, complesso, artistico e nar-
rativo, al tempo stesso efficace letterariamente e amalga-
mato in modo nuovo e singolare a tutti i valori del film...
Mi rendo conto che non è facile descrivere e definire