ORGAN. RAPPRESENTATIVO UNIVERSITARIO FIORENTINO
O. R. U. F.
Centro Universitario Cinematografico
Pietro Germi
GIOVENTÙ PERDUTA
SOGGETTO: PIETRO GERMI; sceneggiatura: AN-
TONIO PIETRANGELT, ENZO PROVENZALE, MARIO
MONICELLI, LEOPOLDO TRIESTE, BRUNO VALERI,
PIETRO GERMi; fotografa: CARLO MONTUORI;
montaggio: RENATO MAY: scenografia: GIANNI
MAZZOCCA; musica: CARLO RUST.CHELLI; inter-
preti: JACQUES SERNAS, CARLA DEL POGGIO,
MASSIMO GIROTTI, FRANCA MARESA, DIANA
BORGHESE, NANDO BRUNO, LEO GARAVAGLIA,
DINO MARIONETTO, MICHELE SAKARA, UGO ME-
TRAILLER, ANGELO DESSI'; produttore: CARLO
PONTI, 1947; distribuzione: LUX
FILM.
della
IL REGISTA - Pietro Germi è nato a Genova il 14 set-
tembre 1914. Dopo aver compiuto i suoi studi si reca a
Roma per seguire i corsi del Centro Sperimentale di Ci-
nematografia sotto la guida di Alessandro Blasetti, che fu
anche il supervisore del suo primo film Il testimone (1945).
L'opera, in realtà assai mediocre, aveva un certo interesse
per il soggetto che poneva (o meglio intendeva porre) in
termini extraspaziali e extratemporali un problema di co-
scienza individuale (tema che fu già caro alla letteratura
protoromantica del XVIII secolo). È il dramma di un uomo
che ha ucciso e che, non riuscendo a sopportare il peso
della colpa, benché l'unico testimone del suo delitto sia
morto al punto giusto, si costituisce e rinuncia per sempre
alla donna che ama. Con Gioventù perduta (1947) Germi
esce dal circolo chiuso dell'atmosfera d'essai, che aveva
ricreato nel film precedente per affondare le radici
sua indagine nella realtà contemporanea. Con In nome
della legge (1949), tratto da Piccola pretura di Giuseppe Lo-
schiavo, l'indagine di Germi si fa più serrata nella narra-
zione degii sforzi d'un giovane pretore per far rientrare
nella legalità un villaggio siciliano in preda al banditismo
e alla mafia. Con quest'opera, cui non mancò un largo suc-
cesso di pubblico e di critica, Germi
sua
reale consistenza cinematografica in una narrazione abilis-
sima e serrata, nell'analisi obiettiva ed acuta dell'ambiente
e delle situazioni, nella sapiente direzione degli interpreti,
Con In nome della legge e ancor più col film che segue
Il cammino della speranza (1950) il nostro autore si inse-
riva nell'ambito della scuola neorealista (fra i più giova-
ne esponenti, accanto a De Santis e Lattuada) con una sua
rilevanza ben precisa e delineata di narratore dramma-
tico e avventuroso », provvisto di un autentico linguaggio
cinematografico (spesso attinto alle esperienze del western
americano e di John Ford) e di un profondo senso della
realtà. Germi, come già il Visconti della Terra trema (1949)
e lui stesso r:el film precedente, è andato alla scoperta di
una Sicilia inedita, calcinata sotto un sole implacabile, in-
tristita nella miseria millenaria e nelle tradizioni forzo-
samente feudali; questa scoperta l'ha corredata di una
ricca attenzione umana. Il cammino della speranza, che è
senza dubbio l'opera sua a tutt'oggi più valida, segna ap-
punto l'incontro proficuo con questa realtà: le zolfare si-
ciliane, la disoccupazione dei minatori, l'espatrio clandestino
di Saro e dei suoi compagni, l'epico viaggo verso il nord
(che ci ricorda indubbiamente The Grapes of Wrath di Ford)
sono rivissuti da Germi nei termini di un caldo discorso
individuò la