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Attività politica, Oggetto 26

Carla Lonzi1955 - 1957

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

Tessera del PCI per il 1955 di Carla Lonzi, tessera dell'Associazione Italia-Urss decimo anniversario 1956 anno dell'incontro e dell'amicizia tra i popoli, 3 pagine de «l'Unità» del 26 giugno 1956, prosa e appunti manoscritti, comunicato della sezione milanese G.M. Serrati del PCI (16 luglio 1956), numero unico del IX Congresso della Federazione comunista fiorentina, pagina de «Il Punto» del 23 febbraio 1957 su socialismo e democrazia. Si conserva inoltre l'opuscolo di Piero Gobetti, Profilo di Giacomo Matteotti, a cura del Partito d'Azione nel XX annuale, «Quaderni dell'Italia libera», n. 8, luglio 1944.

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  • Titolo: Attività politica, Oggetto 26
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: 1955 - 1957
  • Trascrizione:
    CRISI MEZZADRILE (segue da pax. 7) trasformazione del rapporto di mezzadria in contratto di affitto con diritto ad indennizzo per le migliorie addirittura in rap- porto entiteutico: 3) la conclusione (non direi trasformazione: almeno giuridicamente - art 2141 del Codice Civile già un contratto associativo) di un nuovo contratto associativo, nel quale l'attuale concedente seguiti a recare l'apporto del capi- tale mentre il lavoratore vi rechi quello del suo lavoro e della proprietà della terra alla quale fin d'ora deve cominciare ad accedere con l'accreditamento a un suo conto riscatto terra di una parte dell'accresciuta quota di riparto e del 1% annuo gib dovuto dal concedente per investimenti in migliorie », come so stengono al par. 20 le Tesis approvate dall'ultimo Comitato Centrale del Partito. Credo intanto che sia opportuno che noi partiamo da una de chea condanna del rapporto mexandrile. Tale condanna nelle « Tesi è presentata solo implicitamente e non va sino in fondo, e d'altro canto la prospettiva data negli anni scorsi alle masse mezzadrili in lotta, riconfermata autorevolmente e con forza in un articolo di Tabet i Rinascita, mar 1952), di una lotta contrattuale che si presentava quasi fine se stesse che comunque non metteva in discussione il contratto di mezzadria in quanto tale, ha di La questione della terra e l'orienta- mento dei contadini nella nostra pro- vincia rappresentano insieme alla que- stione del peso dei monopoli, a quella dell'artigianato ed al fenomeno della sinistra cattolica, una delle componenti fondamentali della nostra politica. dell'azienda ancora nelle mani del proprietario terriero o del sito fattore, in contrasto con gli interessi della nostra economia e con quello spirito nuovo che pure esiste in importanti gruppi di mezzadri: 21 il rinvio a tempi piuttosto lontani della possi hilità per il contadino di poter disporre di capacità di consumo superiori a quelle attuali, il cui hasso livello rappresenta uno dei maggiori stimoli alla fuga dalla terra in particolar modo dei più giovani e dei piu capacifci sono in provincia di Firenze 26,928 poderi mexandrilie 23.473 famiglie coloniche: oltre 3.000 poderi sono vuoti, e nel 1953, 9.400 giovani contadini hanno richiesto il passaggio di categoria); 31 l'estrema difficoltà di fissare l'altezza degli investimenti e quindi il permanere di uno dei principali inconvenienti della mezzadria; 4) la pericolosa disparità che si creerebbe fra i mexadri insediati sulle terre di proprietà padronale e quelli insedinti su terre espropriate. sia che esse fossero loro mate, sia che di esse divenisse proprietario lo Stato: 5) il relativo impegno della famiglia mezzo drile a spingere al massimo la razionalizzazione del podere ed ad elevare cosi la produzione, quando de cio continuasse a deri vare per essa solo un vantaggio chiaramente parziale: 6) il permanere ad altezze incontrollabili della rendita fondiaria asso- A simili inconvenienti mi sembrerebbe che si potesse ovviare riprendendo in mano una aspirazione che, come scrisse Tabet in quell'articolo di Rinascita, rappresenta l'aspirazione del contadini mexadri di tutto il mondo: la trasformazione del contratto di mexadria in contratto di allitto, con diritto all'inden nizzo per le migliorie apportate e con la fissazione del canone per legge, differenziato sulla base delle diverse classi catastali, che si incontrano nella quasi totalità del poderi di alta collina in maniera da venire incontro alle gravi, drammatiche situazioni montare contenido ctione delle grandi aziende mesa nelle sede drili e cosi di razionalizzare al massimo la produzione, di con- trollare in parte i redditi padronali, di far compiere la marcia di avvicinamento alla proprietà della terra con il ritmo ritenuto più giusto, nelle situazioni varie e variabili dalle diverse famiglie coloniche e dalle associazioni contadine di gestione. E si potrebbe poi pensare anche ad un approdo allo stesso contratto di en fiteusi. Una tale soluzione potrebbe rappresentare, per i suoi petiociati, un punto di riferimento ed una spinta non indifferente anche per la piccola proprietà coltivatrice nell'avvio forme esclate di conduzione indispensabili anche ad essa se vuole in qualche modo attenersi al livello produttivo della grande azienda agrarin, lato di questa prospettiva deve essere naturalmente vista e fiesta tutta in azione tendente a riformare su move basi il credito agrario, che diverrà più indispensabile di prima alla razionale bestione ed alla crescita delle aziende agrarie, e che potrebbe anche essere affidato a speciali sexioni delle Casse di Risparmio che hanno filiali in ogni piccolo paese della provincia: a democratizare dalle fondamental Consorzi Agrari, che dovreb- bero diventare uno dei più potenti strimenti economici e produt- tivi per la modernizzazione delle campagne iscrizione ad cael dell'affittuario e non del locatore, garanzie democratiche per la loro direzione, politica di acquisti svolta senza legami fissi con nessun raggruppamento economico, loro decentramento e bu rocratizzazione, coc.. Certo è necessario approfondire i singoli aspetti della questione, discutere a fondo nel Partito e con i contadini le condixioni nelle quali una profonda modificazione di questo tipo dovrebbe verificarsi, ma me sembra che questa dovrebbe creere la strada che dovremmo chiaramente indicare a tutti i mezzadri e a tutti coloro che sono interessati allo sviluppo della agricoltura e della economia della nostra provincia fatto lasciato nelle mani di qualche gruppo della sinistra cattolica (un giorno poi persino l'on. Fanfani ebbe a dire che sul podere non c'era posto per il mezzadro e per il padrone questa tesi per me fondamentale Dobbiamo poi tener presente che limitazione generale e per manente della proprietà terriera nella nostra provincia significa (posto il limite a 100 ha) che oltre 100.000 ha, il 30% dell'intera superficie agraria e forestale della nostra provincia, dovrebbero cambiare di padrone. Dobbiamo dire con precisione, quando parliamo di togliere la terra agli attuali gusi proprietari che cosa vogliamo fare di masa. Passarla allo Stato che darebbe poi in Allitto ai contadini, oppure darla direttamente ai coltivatori in proprieti in questo secondo che occorre non dimenticare In coesistenza di contadini stanziati sulle terre non espropriate e l'eventuale concorrenza per l'acquisto della proprietà che esal potrebbero rappresentare In terzo logo Occorre ricordare che, come abbiamo osservato, esiste nella nostra provincia una notevole preponderanza della grande aziende, che, come tale, deve essere da noi mantenuta e possibilmente incrementala e sviluppata In quarto luogo e da tener presente il livello di sviluppo della ceclenza delle grandi masse mezzadrili nella nostra provincia in particolar modo dei giovani, fatto che porta i sentir porre con certo realismo i problemi relativi alla conduzione as sociata delle grandi aziende da parte del contadini coltivatori. Cosa proporre quindi alla luce di queste considerazioni e delle premesse di fatto precedentemente illustrate? La conduzione diretta delle aziende da parte padronale era una soluzione che poteva, più di 100 anni fa, rappresentare anche una specie di via toscana per il capitalismo: ci fu allora chi lentò di porsi su di ca, ma ci si fermo a due o tre episodi (cool sembra stia accadendo oci, dopo qualche caso, anche 4) Un'ultima considerazione che anche una critica. In groso, nella nostra provincial: adesso, oltre che difficilmente questi anni noi abbiamo formato, sul piano sindacale e sal pensabile, ed in netto contrasto col precetto costituzionale, essa piano politico, un buon numero di quadri esperti conoscitori cozzerebbe anche contro difficoltà insormontabili di ordine mate- degli aspetti vertenziali, contrattuali e sindacali dei problemi riale da parte della proprietà terriera, che in provincia di Fi- inerenti alle campagne. Si pone adesso, ma da diverso tempo renze non ha ormai più nessun interesse al rosso investimento ciò doveva pur essere stato avvertito, l'inderogabile ed urgen fondiario, preferendo far prendere alla rendita fondiaria vle del tissime necessità di disporre di un tipo di compagno che conosca tutto diverse che portano alla grande banca, all'azione o all'ob- profondamente i termini reali della questione Agraria nella nostra bligazione di questo o di quel grande monopolio industriale provincia, che segna i dibattiti e le posizioni contrastanti intorno Le Tesi del Comitato Centrale del Partito propongono ai problemi di economia agraris, di tecnica, di zootecnia, di in cun nuovo contratto associativos con accorgimenti tendenti da dustrializzazione del processo produttivo dell'agricoltura, di sa- un lato a sorantire la prosecuzione degli investimenti da parte del concedente e dall'altro il progressivo avvicinarsi del mexandre tistica agraria, di esperienze straniere Idei paesi a regime socia- lista e degli altri: occorre perciò porre di fronte al Partito con alle proprietà della terra. Questa soluzione presenta, secondo me, alcune incognite e inconvenienti di un certo rilievo: 1) direzione estrema forza questo problema GIORGIO MORI 10 BATTAGLIA DEL LAVORO Conquistare alla classe operaia la solidarietà di alleati permanenti Nel processo di revisione di cui tica in corso nel nostro partito, in pre. parazione dell'VIII Congresso, una par te importante orrupa certamente il rie. same della nostra politica sindacale. Ci siamo chiesti nel passato con suffi ciente spirito critico perché i nostri scioperi non riuscivano più come un volta? Ho sentito tavolta ricercare la causa di cio nel fatto che la clase operaia avrebbe perduto slancio e raggio; ma la spiegazione è troppo sem. plicista ed ingiusta per essere accet La realtà che noi dobbiamo rico noscere invece è che ad un certo mo mento si stabilito si distacco tra chi dirigeva la politice sindacale la claste operain Teniamo ben presente che l'organiz zazione sindacale è stata creata dai lavo. ratori e per i lavoratori come uno strumento di difesa di fronte al padrone, allo scopo di non haere e-posti iso- Intamente ai suoi attacchi per riuscire - uniti -- ad elevare il proprio livello Negli ultimi anni, invece, si è avuto l'impressione che i dirigenti sindacali si considerassero come lo stato maggiore di un esercito de condurre in battaglia perché - senza combattere - avrebbero perso la sua ragione di esistere. Ora, la guerra per l'operaio, lo sciopero, e questo tipo di guerra può rientrare anche nei mexxi inevitabili per la difesa, ma solo in situazioni particolari. É una guerra che si combatte con entusiasmo quando se ne è convinti; ed a determi nare la convinzione non può esser suficiente una data fede politica od una incondi- zionata fiducia nei dirigenti: la convinzione e l'entusiasmo naseono da una prospettiva, da una possibilità di successo. Combattere senza prospettiva e senza speranza in un mondo che appare chiuso fermo si chiama forse croismo, ed a parte che - personalmente - non apprezzo l'eroismo fine a se stesso, penso che non sia logico né giusto richiederlo agli altri. Da vari anni, la prospettiva di un successo stimolatore è mancata. Si iniziava una nuova lotta con una certa fiducia. Sono ben lungi dal ritenere che si debba dare un giudizio negativo sull'attività sindacale degli ultimi anni: (hasta ricordare gli sviluppi della lotta contro la smobilitazione delle fabbriche) ma certa è innegabile particolarmente a Firenze - vi è stato tutta una serie di avvenimenti che non sono stati considerati vittorie degli operai. che Tra questi citerà la conclusione della vertenza della Pignone, con le discrimina- zioni politiche ben note, il tentativo di ripresa isolata delle lotte per il conglobamento, la conclusione dell'axione per l'indennità di mensa. Cosi è avvenuto che ad un certo momento l'arma dello sciopero ei si è logorata nelle mani; adoperata inizialmente con eccessiva frequenza, perché non apparivano allora tutte le difficoltà e tutti i problemi che essa comportava, ha cominciato a poco per volta ad essere considerata dagli operai più pericolosa dei pericoli che si volevano con e evitare o superare E qui é mancata da parte dei dirigenti sindacali, un'indagine critica sulle cause di alcuni scontenti e magari di alcune defezioni. Si diceva: è la lotta, e dalla lotta è inevitabile che i deboli si ritirino, nella lotta é inevitabile che i caduti vi siano. l'essenziale i lottare, perché così si indebolisce l'avversario di classe. Questo non è tutto vero non tutto giusto. Non si tratta solo di debolezza
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