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Attività politica, Oggetto 8

Carla Lonzi1955 - 1957

La Galleria Nazionale

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Roma, Italy

Tessera del PCI per il 1955 di Carla Lonzi, tessera dell'Associazione Italia-Urss decimo anniversario 1956 anno dell'incontro e dell'amicizia tra i popoli, 3 pagine de «l'Unità» del 26 giugno 1956, prosa e appunti manoscritti, comunicato della sezione milanese G.M. Serrati del PCI (16 luglio 1956), numero unico del IX Congresso della Federazione comunista fiorentina, pagina de «Il Punto» del 23 febbraio 1957 su socialismo e democrazia.
Si conserva inoltre l'opuscolo di Piero Gobetti, Profilo di Giacomo Matteotti, a cura del Partito d'Azione nel XX annuale, «Quaderni dell'Italia libera», n. 8, luglio 1944.

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  • Title: Attività politica, Oggetto 8
  • Creator: Lonzi Carla
  • Date Created: 1955 - 1957
  • Transcript:
    Matteotti percorre a piedi dieci chilometri e rientra a mezza notte a Rovigo dove lo attendevano alla sede della Deputazione provinciale per la proroga del patto agricolo il cav. Piero Men- tasti, popolare, l'avv. Altieri, fascista, in rappresentanza dei pic- coli proprietari e dei fittavoli; Giovanni Franchi e Aldo Parini, rappresentanti dei lavoratori. Gli abiti un poco in disordine, ma sereno e tranquillo. Solo dopo che uscirono gli avversari, rim- proverato dai compagni per il ritardo, si scusò sorridendo:- 1 m'ha robà. Aveva riconosciuto alcuni dei suoi aggressori, tra gli altri un suo fittavolo a cui una volta aveva condonato l'affitto: ma non volle farne i nomi. Invece assicurò che mandanti dove. vano essere il comm. Vittorio Pelà di Castelguglielmo e i finzi di Badia, parenti dell'ex-sottosegretario di Mussolini. Poiché si parlò e si continua a parlare di violenze innomi- nabili che Giacomo Matteotti avrebbe subito in questa occasione è giusto dichiarare con testimonianza definitiva che la sua sere. nità e impassibilità, di cui possono far testimonianza i nominati interlocutori di quella sera, ci consentono di escludere il fatto e di ridurlo ad una ignobile vanteria fascista. La storia di questo rapimento è tuttavia impressionante e perciò abbiamo voluto raccoglierne da testimonianze incontesta- bili tutti i particolari. Finchè non ci sarà descritta l'aggres. sione di Roma il ricordo di questa prova può dirci con quale animo Matteotti andò incontro alla morte. Ne aveva il presen- timento. A Torino il giorno della conferenza Turati un profugo veneto gli chiese: - Non ti aspetti una spedizione punitiva da qualche Fari- nacci? Rispose testualmente cosi : - Se devo subire ancora una volta delle violenze saranno i sicari degli agrari del Polesine o la banda romana della Pre- sidenza. 20 a Come segretario del Partito Socialista Unitario aveva condotto la lotta contro il fascismo con la più ferma intransigenza. Rimane il suo volume: Un anno di dominazione fascista, un atto d'accusa completo, fatto alla luce dei bilanci, e insieme una rivolta della coscienza morale. E fu Matteotti a stroncare, non appena se ne parlò, ogni ipotesi collaborazionista della Confederazione del La- voro: non si poteva collaborare col fascismo per una pregiudi. ziale di repugnanza morale, per la necessità di dimostrargli che restavano quelli che non si arrendono. Come segretario del partito pensava al collegamento, animava le iniziative locali, le coordi- nava intorno a questo programma. Compariva dove il pericolo era più grave, incognito suo malgrado, a dare l'esempio. Talvolta osò tornare in Polesine travestito, nonostante il bando, con peri- colo di vita, a rincuorare i combattenti. IL VOLONTARIO DELLA MORTE Egli rimane come l'uomo che sapeva dare l'esempio. Era un ingegno politico quadrato, sicuro; ma non si può dire quel che avrebbe potuto fare domani come ministro degli interni o delle finanze: ormai è già nella leggenda. Ho letto una lettera di un lavoratore ferrarese, scritta il 16 giugno: « Come puoi figurarti qui non si parla di altro e i giornali non fanno in tempo ad arrivare in piazza perchè sono strappati ai rivenditori e letti avidamente. La deplorazione è unanime e il risveglio non più nascosto. Pare che l'incantesimo della paura sia infranto e la gente parla senza titubanze. La perdita però porterà i suoi frutti di libertà e di civiltà che renderanno allo spirito eletto del nostro Grande la pace e la gioia per il sacrificio compiuto. Matteotti era un uomo da affrontare la morte volontariamente se a 21
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