Dietro il successo crescente della street art, si nascondono spesso dei meccanismi che trasformano gli artisti in strumenti in mano alle gallerie, istituzioni e media. In un mercato interessato tanto all’economia dell’attenzione quanto alla vendita di opere d’arte, lo street artist è un giocattolo a basso costo ideale. Distrae, diverte, fa tendenza, attrae followers e like e non ha grandi pretese economiche. Non serve neanche contattarlo con largo anticipo, perché l’offerta artistica in questo ambiente è oggi così ampia, che si ha un ampio margine di scelta anche a pochi giorni dall’evento. BToy denuncia con l’ironia alla quale Biancoshock ci ha abituati i meccanismi economici alla base del precariato moderno, riproducendo lo starter kit di un perfetto street artist armato di rullo, bomboletta, secchio e asta. Dietro il sorriso del giocattolo imprigionato nella scatola, si nasconde però l’insoddisfazione dell’artista a cui viene negata la possibilità di sperimentare e di farsi portatore di messaggi difficile da assorbire. Btoy è un autoritratto di un artista che si guarda allo specchio per rimanere fedele a sé stesso, nonostante l’omologazione forzata che il successo imprime oggi alla street art, riproducendo meccanismi simili a quelli in atto anche nel rap.