L’impasto duro e compatto di questo pezzo, cotto a temperature elevate, è una caratteristica delle statuine funerarie del Sichuan verso la fine dell’epoca Han. L’attore qui raffigurato è intento a declamare una storia accompagnandosi con un piccolo tamburo che regge sotto il braccio sinistro e percuote con una mazza tenuta nella mano destra. Tutto il corpo sembra partecipare al racconto con una mimica esagerata che stravolge il volto in tratti grotteschi. L’uomo è ingobbito, grasso e sproporzionato, con gli arti corti rispetto al torso allungato e al grosso ventre: si tratta forse di un nano. A torso nudo con il petto flaccido pronunciato, poggia con l’enorme sedere su uno zoccolo circolare rialzato. Ha la gamba sinistra ripiegata e sollevata, la destra distesa in alto e in avanti. Indossa soltanto un paio di ampi pantaloni che lasciano scoperto l’ombelico e il cui bordo in rilievo è visibile soltanto sul retro della figura. Sulla testa porta un berretto dritto, bombato al centro e rialzato nella parte posteriore. L’espressione caricaturale del viso è accentuata dalle profonde rughe attorno alla fronte e alla bocca, che è distorta e con la lingua sporgente. Il tamburo è assicurato al braccio da un laccio di perline in forte rilievo, mentre la mazza è tenuta in verticale con l’altro braccio steso in avanti. Questa ricorda la forma di un pestello: un lungo tronco di cono con le basi smussate, più sottile dove viene impugnato.