Decisamente meno grafico e più pittorico rispetto a quello dell’anno precedente, il calendario giornaliero (con il blocchetto dei foglietti applicato in basso sulla plancia di cartoncino) del 1923, ideato come una preziosa icona da Emma Bonazzi (1881-1959). La versatile artista bolognese, che si occupò anche della pubblicità Perugina firmando bozzetti e scatole di grande pregio e raffinatezza, propone per la pasta Barilla – un prodotto non prettamente di lusso – una esaltazione colta, dai vibranti accenti klimtiani. Ad accomunare i due calendari del 1922 e del ’23 restano, oltre all’insegna dello stampatore bolognese Chappuis, solo i caratteri delle lettere che compongono il nome Barilla: in entrambi il ricciolo Liberty è ormai irrigidito nella morfologia tesa e secca del gusto Déco. Di piglio Déco la “garçonne” protagonista del quadro, forse Cerere fecondatrice dell’universo, molto più probabilmente una sensuale e scattante Semèle, deità che anche etimologicamente rinvia alla materia prima del pastificio – la semola appunto. Dunque a questa simbolica presenza, allegoria della fortuna e dell’abbondanza, si addice l’attributo di una cornucopia traboccante oro. E’ l’oro della pasta, una colata dalle innumerevoli forme che inonda la terra sottostante, in corrispondenza simmetrica alla cascata di fiori sullo sfondo; rose soprattutto, le essenze predilette dello stile che ebbe la sua consacrazione all’esposizione parigina del 1925. Emma Bonazzi parla il linguaggio di Klimt e adotta la sintassi stilistica della Secessione Viennese che a Parma aveva già ispirato nel 1915 il ciclo di Amedeo Bocchi dedicato al lavoro e all’abbondanza, affrescato sulle pareti della Sala del Consiglio della Cassa di Risparmio.