Rosa Barba
Nata in Sicilia, Italia, nel 1972.
Vive e lavora a Berlino, Germania.
Nel corso di molti anni, Rosa Barba ha perfezionato la sua raffinata ricerca di una forma “espansa” di cinema, nella quale la pellicola, le strisce di celluloide e i proiettori a 16 o 35mm vengono utilizzati come materiale, luce, superficie e suono. In Enigmatic Whistler (2009), l’artista decostruisce il protocollo della proiezione appendendo il proiettore alla pellicola che dovrebbe presentare: trasforma quindi il macchinario e il film in una scultura. Nel suo cinema, Barba esplora l’attrazione che prova per gli ambienti unici – come il deserto del Mojave in California in They Shine (2007) e il Vesuvio in The Empirical Effect (2010) –, ma anche per situazioni isolate e poco plausibili dalle quali estrae tutto il loro potenziale utopico.
Nel suo film The Long Road (2010), il protagonista è un camion da gara che lei ha ripreso da un aereo in volo. L’immagine è come un disegno realizzato alla scala del paesaggio stesso. Le riprese aeree giustificano l’effetto di tremolio e pongono lo spettatore in uno stato di sospeso sogno a occhi aperti. In quanto testimone della rinascita della Land Art, Barba costruisce un rapporto intimo in costante dialogo. Ogni suo progetto e al confine fra documentario e fiction, e gioca con poesia e insicurezze sia nella narrazione che nell’ambientazione.
Alla Biennale di Venezia, Barba presenta una nuova installazione filmica, ampliando la sua esplorazione del concetto di territorio, dei suoi occupanti e dei collegamenti culturali e sociali che creano l’immaginario e la memoria, mentre questi, a loro volta, suscitano la risposta emotiva dello spettatore.