Apoteosi di Bodoni

Nato a Saluzzo nel 1740 e discendente da una famiglia di stampatori, Giambattista Bodoni è ricordato come “il principe dei tipografi” del secolo dei Lumi. Dopo una formazione avvenuta a Torino e a Roma, Bodoni giunse a Parma nel 1768, chiamato dal ministro Du Tillot a dirigere la Stamperia Reale che inaugurava in quello stesso anno: da lì uscirono alcuni dei più bei libri dell’epoca e l’operato di Bodoni rese la città una delle capitali europee dell’arte tipografica. Bodoni fu una figura straordinaria, capace di riunire in sé una serie di competenze che l’arte tipografica aveva nel tempo separato affidandole a distinti specialisti: incisore e fonditore di punzoni, compositore e stampatore della pagina nonché editore e commerciante dei suoi stessi caratteri. Seppe raggiungere gli ideali neoclassici di “nobile semplicità e quieta grandezza” in ogni aspetto del suo operato, coniugando eccellenza tecnica e perfezione estetica e guadagnandosi il plauso di un pubblico colto e raffinato: "principe dei tipografi”, quindi, ma anche “tipografo dei principi”. Tra i suoi ammiratori vi furono regnanti da ogni dove, da Gustavo III di Svezia a Paolo di Russia figlio di Caterina la Grande, dai sovrani di Napoli a Napoleone Bonaparte e ancora il Parini, l’Alfieri, Foscolo, Benjamin Franklin e Stendhal dimostrarono per Bodoni grande stima e apprezzamento. Non da ultimo Franco Maria Ricci, che di Bodoni si proclama erede spirituale e al quale appartiene questa opera: è la prima versione di un soggetto replicato nella nota versione della Biblioteca Palatina di Parma.