L’episodio, ispirato alla biografia di Plutarco, è ambientato nello spazio chiuso di una tenda che si apre verso l’accampamento affollato di soldati, come mostra il sontuoso drappo sollevato sul recinto ligneo. Avvolto in un luminoso mantello bianco, Giulio Cesare, assiso presso un tripode con gambe zoomorfe cosparso di rotuli e circondato da scribi, si volge ai due scribi chini sulle tavolette nell’atto di dettare i Commentari, con in mano uno stilo. Destinato a decorare la volta del “Gran Gabinetto da lavoro dell’Imperatore”, fulcro del suo appartamento, il dipinto raffigura il grande condottiero con le sembianze di Napoleone. Un soggetto insolito che ha un precedente nel dipinto di Giorgio Vasari (1560 ca.) per lo “Scrittoio” di Palazzo Vecchio a Firenze.