Pino Pascali
Nato a Bari, Italia, nel 1935; morto a Roma, Italia, nel 1968.
Pino Pascali era uno dei più promettenti e innovativi artisti dell’Arte Povera italiana degli anni sessanta, fino a quando la sua vita non fu tragicamente interrotta per un incidente motociclistico nel 1968; aveva trentadue anni. Sebbene sia stato attivo come artista solo per pochi anni, Pascali ha lasciato dietro di sé una produzione ricca e straordinariamente variegata di opere, in cui impiegava i fragili materiali di ogni giorno per esplorare il rapporto tra arte, vita quotidiana e l’inesorabilità del tempo. L’utilizzo di oggetti banali da parte dell’artista ha conferito ai materiali grezzi una condizione mitica. La serie Finte Sculture comprendeva delle tele stese su armature di legno e oggetti domestici di uso comune, volti a evocare il fantastico. La serie Elementi della Natura (1967), basata sulle caratteristiche dei paesaggi rurali, è un’invocazione a una società pre-industriale, non-materialista. Questa vicinanza alla terra e ai materiali di uso quotidiano ha pervaso Ricostruzione della Natura, un gruppo di sculture create nel 1968. Le opere di questa serie includevano di tutto: dai “bachi da setola acquatici” fatti con gli scovoli per lavare, alle sculture in filo di lana basate sui film di Tarzan e le storie delle fate. La sua scultura Cavalletto (1968) tocca corde più dirette. Costruita interamente in lana di acciaio, rafia e legno, il titolo richiama sia il cavalletto d’artista che l’omonimo strumento di tortura. Cannone semovente (1965) appartiene alla serie di sculture più precoci e famose di Pascali, le sue Armi. Nel 1965 ha creato una flotta di carri armati, bombe e cannoni replicati e modellati con pezzi di auto e oggetti trovati, che ha dipinto in verde oliva. Cannone semovente riproduce fedelmente ogni aspetto esteriore di un cannone automatico, con un’unica eccezione: è un’arma che non può sparare. Con un solo, abile gesto Pascali mette in mostra la difficile alleanza tra i giochi di guerra dei bambini e i veri atti di violenza: una critica tagliente rivolta sia agli apparati militari che al mondo dell’arte. Per l’artista, il gioco e la mimica erano ambiti chiave in cui testare i confini della realtà. Come ha riportato Germano Celant in Arte Povera (1985), Pascali ha detto delle proprie opere: “La cosa essenziale è che mi danno forza, dimostrano che io esisto”. Ogni opera di Pascali era chiara e distinta dalle altre, e in ciascuna di esse egli ha ricreato il mondo.