La sagrestia fu dipinta nel 1508 dal milanese Cesare Cesariano, celebre per essere l'autore della traduzione in volgare di Vitruvio. Il programma iconografico comprende grottesche e raffigurazioni emblematiche delle virtù teologali e cardinali nelle unghie delle volte, cartelle e tondi con scene dall'Antico Testamento nei sottostanti archi, mentre il soffitto è dipinto con tondi raffiguranti marmi pregiati, anch'essi allusivi alle virtù. Lo stile degli affreschi, soprattutto negli sfumati dei volti delle virtù, rivela l'influenza della grande cultura artistica milanese, leonardesca in particolare. A giudizio dei critici è una delle più belle sagrestie d'Italia. I due pittori parmigiani, Luigi e Salvatore Marchesi l'hanno riprodotta in tele, rimaste famose. Tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, alla sagrestia fu aggiunto un corpo ottagonale, antico oratorio di san Colombano, affrescato nel 1516 da Innocenzo Martini. Sulla parete di fondo, un Reliquiario in legno dorato a sportelli. Gli esterni, dipinti da Michelangelo Anselmi rappresentano san Giovanni il Battista e san Sebastiano. Gli interni, dipinti dal Martini, sono andati perduti. Il bel rivestimento ligneo in noce della sagrestia è opera di artigiani locali del Seicento. Nel 1992 la sagrestia si è arricchita di un'opera d'arte contemporanea, omaggio di due artisti rumeni: Varvara (pittrice) e Aldin (architetto-decoratore) Rashid. L'icona raffigurante la Crocifissione, incorniciata con foglio d'argento lavorato a sbalzo, proviene dall'esposizione nella basilica di Santa Maria in Montesanto a Roma, sede della "Messa degli Artisti". Oggetto di pregevole manifattura artistica si ricollega, con raffinata sensibilità, alla secolare tradizione dell'arte «sacra della nostra consorella Chiesa Ortodossa.
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