Acquistato a Venezia da Maria Luigia e da lei personalmente donato alla Galleria, è uno dei dipinti più celebri del grande vedutista veneziano nel genere del cosiddetto "capriccio", vale a dire quello della veduta immaginaria, che può mescolare realtà e fantasia o ancora edifici che si trovano in luoghi diversi e distanti tra loro. In questo caso il pittore si è divertito ad ambientare nel prediletto ambiente lagunare tre edifici del più grande architetto veneto del Cinquecento, Andrea Palladio: si tratta, in particolare, di due ben noti edifici vicentini, il Palazzo Chiericati (che compare in tralice sulla sinistra) e la Basilica (o Palazzo della Ragione) a destra, mentre al centro è riprodotto un progetto mai realizzato, quello per il Ponte di Rialto. Non è un caso che proprio di questo quadro parli in una lettera del 1759 Francesco Algarotti, scrittore, conoscitore, collezionista e mercante, tracciando, insieme all'elogio del pittore, quasi un manifesto del nuovo genere del capriccio. Un genere che furoreggiava presso la ricca e variegata clientela straniera, in particolare britannica, che durante il canonico grand tour italiano non mancava in Laguna di acquistare come lussuoso souvenir una delle celebri vedute di Canaletto: non era che un valore aggiunto se poi nel dipinto, oltre a Venezia, comparivano gli splendidi edifici di Palladio, che in quel momento toccava l'apice della sua fortuna nei paesi dell'Europa del nord.