Acquistato dal conte Stefano Sanvitale nel 1835 insieme agli altri tre dipinti di Bellotto presenti oggi in Galleria, questo Capriccio con porta civica e una città veneta mostra al centro della scena una porta civica aperta su una veduta urbana dove sono forse riconoscibili edifici padovani: la torre del castello di Ezzelino, la cupola e il campanile del complesso conventuale di Santa Giustina o forse quelli della basilica veneziana di Santa Maria della Salute; a destra, in scorcio prospettico, il tratto di una cinta muraria, ipoteticamente identificata con quella aureliana, e in primo piano una fontana con la statua di Nettuno; sulla sinistra una casa di chiara foggia veneziana. L’opera costituisce il pendant del Capriccio romano con arco trionfale (inv-236). Secondo modi consueti a una pittura destinata a funzioni di arredo ornamentale, i quattro dipinti parmensi sono probabilmente concepiti in coppia, nella prospettiva di una collocazione simmetrica od opposta sul muro, con il gioco di un identico formato diversamente utilizzato: in una coppia orizzontalmente, nell’altra verticalmente. D’altra parte l’evidente omogeneità non solo tematica ma anche linguistica e formale conferma l’appartenenza dei quattro capricci ad un unico momento creativo che risale probabilmente all’ultimo periodo italiano di Bellotto, prima della sua partenza per Dresda nel 1746.
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