Le novantotto tavolette hanno sostituito fino al 1973 la decorazione del soffitto del Salone Dorato, perduta durante i bombardamenti del 1943-44. L’usanza di decorare i soffitti dei palazzi con pannelli dipinti si diffonde nel tardo Trecento e dura fino agli inizi del Cinquecento. In Lombardia questa produzione, destinata a edifici pubblici quanto a residenze private, è molto sviluppata in area cremasca e cremonese. A partire dalla seconda metà del Quattrocento, il tema più ricorrente nelle tavolette dei palazzi privati è la raffigurazione di teste o busti maschili e femminili. Le tavolette del Poldi Pezzoli provengono da un palazzo della famiglia Vimercati in Crema e raffigurano ritratti a mezzo busto alternati a stemmi araldici. Lo stemma Vimercati (bande diagonali bianche e rosse sormontate da un campo azzurro) reca le iniziali “BV” di Bartolomeo Vimercati, quasi certamente il committente, sposato in seconde nozze a Francesca Zurla, il cui stemma di famiglia (tre merli) è presente in queste tavolette accanto a quello dei Caleppio (leone dorato rampante in campo rosso), casato da cui proveniva la madre di Bartolomeo. Gli altri pannelli mostrano busti di imperatori romani, riconoscibili dalla corona e dal nome Romulus ricamato sul collo dell’abito, e di cavalieri e dame ritratti di profilo, secondo un’iconografia derivata dalla ritrattistica rinascimentale e frequente in queste decorazioni, in cui motivi cavallereschi si legano alla storia antica. L’uso dell’arco, posto a cornice delle figure, è invece tratto dalla scultura funeraria romana.
Sul piano stilistico sono stati riscontrati riflessi di cultura mantegnesca, nel modellato incisivo dei profili e nel carattere classicheggiante degli archi, e affinità con la maniera del Bembo, pittore che gestiva una delle botteghe più affermate in Cremona, e di cui è documentata l’attività in queste produzioni ‘minori’.