Concorrente al Premio Lubiam del 1979, e segnalato al tempo dal direttore dell’Accademia di Carrara, Ettore Cecconi si distingue in questa rilevante opera per una trasfigurazione fantastica del mondo naturale. Evidente è l’influenza dei grandi maestri inglesi, da Bacon e Sutherland, qui reinterpretati attraverso colori quasi disturbanti. Ottima è la capacità di creare, attraverso la giustapposizione di zone diversamente dipinte, un mostro contemporaneo che si staglia sopra uno sfondo a doppia tinta. L’esito finale è di surrealismo temperato da una certa dolcezza. Cecconi fu presente in quell’anno anche con un’opera intitolata Il Pappagallo.