Attraverso i suoi disegni dà voce al suo pensiero, facendosi sguardo riflessivo sulla Cina odierna. Un vastissimo paese che ha quasi smarrito il suo patrimonio culturale negli ultimi due decenni, in favore di una industrializzazione violenta. Non definendosi un agente del cambiamento ma un osservatore curioso, Cheung, attraverso la riscoperta dell’illustrazione tradizionale cinese, del manga giapponese e della Pop Art assieme ad altri elementi più legati al suo immaginario di provenienza, rende il suo lavoro estremamente ironico e simbolico. L’indagine sulle tematiche contemporanee della sessualità, dell’alienazione e della violenza che le profonde trasformazioni derivate dalla conversione turbocapitalista della sua nazione hanno prodotto. “Chemical Happiness rappresenta il mio dubbio, la mia inquietudine e la mia cautela verso questa società, in cui tutti sorridono, si divertono e fingono, mentre si mantengono silenziosi e accecati. Sembra che nessuno si accorga quanto questa felicità sia falsa e nociva, o che comunque la gente faccia finta di non averlo notato”.