Ci appare qui Cristo che si libra dai cieli per portare con sé l’ Evangelista. Tutt’attorno una ghirlanda di apostoli seduti sulle nubi circoscrive l’apertura che affonda nella più alta sfera del Paradiso, ove una coltre luminosa di cherubini il cui splendore trascolora nelle nubi dorate circonda Cristo. Qui, come insegna Agostino, Cristo riappare, così come se n’era andato dalla terra al momento della sua Ascensione nei cieli, per ascendere una seconda volta. Ne sono testimoni i dodici apostoli. Davvero sorprendente la figura di Cristo, tale da lasciare incredulo e sbigottito San Giovanni, non manca di carpire il nostro sguardo nel suo affascinante isolamento al centro di una rosa di minuscole teste di cherubini, i quali si stagliano in una luce dorata che si affievolisce via via, in virtù dello sfumato, verso il centro del cielo sino a trascolorare in un lume diafano del quale è possibile misurare la corposa densità della materia pittorica. Mirabile sintesi, questa, del maestro; egli grazie alla commistione di luce-colore materia, perviene nella figura di Cristo e dei cherubini, e più sotto degli apostoli e degli efebi, ad un’inedita definizione formale.
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