Questa imponente tela era stata commissionata come pendant della Dea pagana nel 1891 circa dal banchiere Leopoldo Albini che destinò con ogni probabilità le due tele ad una sala della sua lussuosa abitazione, prestandole in seguito alla mostra di Segantini presso il Castello Sforzesco nel 1894. Sarà lo stesso Albini a donare l’opera alla Galleria d’Arte Moderna nel 1918, come lascito testamentario.
Gli antecedenti iconografici di questa inconsueta raffigurazione sono stati identificati nel tema nordico della Madonna zum dürren Baum, l’albero su cui siede la Vergine col Bambino, unione del tema della maternità mistica con la prefigurazione della passione di Cristo, simboleggiata dai rami spogli e irti di spine. Le due figure corrispondono ai ritratti idealizzati della tata di famiglia, Baba, e di suo figlio Gottardo. La posa della donna, appena poggiata sui rami come fosse una apparizione, ricorda le Madonne in trono di età medievale, secondo stilemi riportati in voga dai Preraffaelliti, artisti cui Segantini guardava allora con interesse. Pienamente simbolista è anche il paesaggio, denso di riferimenti alle stampe giapponesi nella betulla dai rami elegantemente stilizzati e nella prospettiva a volo d’uccello.
La tela è racchiusa entro una cornice dorata probabilmente disegnata dallo stesso artista, impreziosita da motivi ornamentali stilizzati.