Allo scopo di demilitarizzare una zona di conflitto, occorre ben più di un semplice armistizio. Potrebbe essere necessario, per esempio, occupare i soldati in maniera alternativa. A questo ha pensato Milinda Pathiraja quando ha suggerito di impiegare le capacità e la disciplina delle truppe nell’industria edilizia. Ha voluto rimpiazzare le armi con gli attrezzi. Questo comportava l’addestramento dei militari ad abilità diverse: è stato quindi organizzato un programma di costruzione di edifici scolastici in cui progetto e realizzazione sono stati integrati nel processo educativo. Essendo necessarie numerose scuole, questa nuova conoscenza ha un grande potenziale di diffusione e di futura replicazione.
È già di per sé considerevole l’aver colto una possibilità in un problema complesso come la demilitarizzazione di una nazione. Ma Milinda Pathiraja lo ha anche saputo fare realizzando un edificio di notevole qualità architettonica che si rivela un inserimento intelligente nel contesto. L’attenta comprensione della topografia, l’articolazione dei volumi che si integrano nel paesaggio, l’utilizzo di materiali resistenti per fornire massa termica e di materiali leggeri per ottenere aerazione trasversale e un elegante linguaggio architettonico sono elementi che non vanno dati per scontati quando si lavora in circostanze pressanti. Troppe volte abbiamo visto progetti che, nel tentativo di affrontare complessi problemi politici e sociali, non sono riusciti ad avere qualità architettonica. Milinda Pathiraja è un caso esemplare di come per migliorare le cose si possa iniziare con la realizzazione di un’architettura migliore.